Dalla shrinkflation alla cheapflation: i “trucchi” delle aziende per aumentare (di nascosto) i prezzi

Si parla sempre più spesso di shrinkflation e di altre possibili pratiche, legali ma non proprio corrette, che i produttori a volte utilizzano per alzare i prezzi, senza farlo notare ai consumatori. Ma quanto sono davvero diffuse? Lo rivela una nuova indagine condotta in Francia

Abbiamo parlato più volte della shrinkflation, ma questa non è certo l’unica strategia messa in campo dalla aziende per aumentare i prezzi dei prodotti in maniera un po’ subdola per il consumatore (che potrebbe non accorgersi dei rincari).

A tornare su questo argomento di grande attualità, è la rivista Que Choisir che ricorda innanzitutto cosa si intende per shrinkflation, pratica che consiste nel mettere meno prodotto all’interno di una confezione, mantenendo però lo stesso prezzo (il che equivale ad aumentare il prezzo al chilo, ed è proprio questo a cui dovremmo fare sempre attenzione per non cadere nel tranello).

Gli esperti francesi sottolineano però anche la presenza sul mercato di un altro “trucco” caro alle aziende. Si tratta della cosiddetta cheapflation, che consiste nel cambiare gli ingredienti all’interno di un prodotto con sostituti di qualità inferiore, e quindi meno costosi, mantenendo però il prezzo originario.

Anche in questo caso, l’aumento c’è ma è mascherato, inoltre stiamo acquistando un prodotto di qualità inferiore, senza accorgercene.

Ma quanto sono effettivamente diffuse tali pratiche? Secondo l’indagine di Que Choisir, non poi così tanto. Gli esperti della rivista in proposito scrivono:

Se queste pratiche discutibili esistono da molto tempo, rimangono marginali, anche in questo periodo di inflazione. Lo dimostra la nostra indagine, condotta a ottobre, che avvalora diverse segnalazioni: su 110.000 prodotti a marchio nazionale venduti in drive-thru nel 2021 e 2022, il ridimensionamento riguarderebbe in realtà solo poche decine di referenze.

Alcuni esempi di shrinkflation in Francia

La rivista francese fa alcuni esempi di prodotti che hanno subito una “riduzione” del contenuto, tra questi la Fanta, il cui volume è sceso da 1,5 a 1,25 litri (un calo del 17%) anno su anno, facendo aumentare il prezzo al litro del 19%.

I Doritos Sweet Chili Pepper, invece, perdono 20 grammi di peso (che corrisponde all’8%) scendendo a 230 grammi, mentre il loro prezzo aumenta del 33%.

Si parla anche di Barilla, la cui confezione di tagliatelle all’uovo con un design leggermente diverso, vede passare il peso da 500 a 450 grammi.

shrinkflation fanta francia

©Que Choisir

Le aziende possono farci pagare di più anche in altri casi, ad esempio se hanno migliorato la ricetta, l’efficacia del prodotto o la confezione, tutte situazioni che in qualche modo “giustificano” un aumento del prezzo al chilo.

Ma, scrive Que Choisir:

i produttori sono riluttanti a farlo: l’aumento dei prezzi rischia di spaventare i consumatori, soprattutto nell’attuale contesto di inflazione. È meglio mantenere il prezzo esposto e ritirare qualche grammo di prodotto a confezione invariata.

Un esempio? Il vassoio di margarina semi-salata di Planta Fin passa da 510 a 500 g dopo l’eliminazione dell’olio di palma dalla ricetta.

La sfumatura a volte è molto sottile e riguarda solo un leggero cambiamento nelle proporzioni degli ingredienti, come nel caso delle barrette gelato Mars: la quota di latte tra gli ingredienti sale al 17% quest’anno, rispetto al 15% del 2021. Parallelamente, però, le barrette si sono alleggerite di 2 grammi.

Per altri prodotti sono invece alcune migliorie nella confezione a giustificare la discreta riduzione della quantità di prodotto. Il gel doccia Sanex 0% per pelli secche, ad esempio, passa da 500 a 475 ml. Il cambiamento in questo caso sta nella confezione che ora è riciclata al 100%.

Questa indagine si riferisce, come già detto, ai prodotti francesi ma la tendenza alla shrinkflation è simile anche in Italia. I nostri lettori ci hanno segnalato alcuni prodotti che si sono “ristretti”, come ad esempio lo yogurt greco.

Leggi anche: Shrinkflation: anche lo yogurt si sta “riducendo”, la segnalazione dei nostri lettori

Nel seguente articolo trovate poi altri prodotti che in Italia hanno visto una riduzione della quantità contenuta nelle confezioni, senza un’adeguata rimodulazione del prezzo. Sulla questione è intervenuta anche l’Antitrust.

Leggi anche: La shrinkflation ci costa sempre di più ed è diventata troppo insidiosa, finalmente interviene l’Antitrust

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Fonte: Que Choisir

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