Il diabete è una condizione cronica che può portare diverse conseguenze, anche gravi. Ma come si sviluppa? Alcuni scienziati hanno dimostrato che tutto dipenderebbe dai metaboliti del glucosio
Il diabete di tipo 2 colpisce più di 2 milioni di persone e si verifica quando la glicemia è troppo alta, il che può portare a complicazioni tra cui cecità, insufficienza renale e danni ai nervi se non controllato.
Quando le persone mangiano carboidrati, il cibo viene scomposto in zucchero nel sangue. Questo dice al pancreas di rilasciare insulina, che consente al glucosio di entrare nelle cellule del corpo.
Ma nel tempo, livelli elevati di zucchero nel sangue possono causare insulino-resistenza.
Poiché l’insulina non è così efficace nell’abbattere gli zuccheri, fa sì che il corpo ne produca sempre di più. Alla fine, questo porta all’esaurimento del pancreas, mandando il sistema fuori controllo e facendo rimanere alti i livelli di zucchero.
Per decenni, gli scienziati sono stati perplessi su come esattamente la glicemia alta possa causare il diabete di tipo 2.
I ricercatori dell’Università di Oxford potrebbero finalmente aver trovare il meccanismo che porta alla formazione del diabete.
Hanno scoperto, infatti, che tutto dipenderebbe dai metaboliti del glucosio, ossia le sostanze chimiche rilasciate quando lo zucchero viene scomposto, piuttosto che il glucosio stesso.
La scoperta potrebbe portare i pazienti diabetici a ricevere nuovi trattamenti per rallentare il metabolismo del glucosio, prevenendo il peggioramento della condizione.
La coautrice, la professoressa Frances Ashcroft, una fisiologa, ha affermato:
Poiché il metabolismo del glucosio normalmente stimola la secrezione di insulina, in precedenza era stato ipotizzato che l’aumento del metabolismo del glucosio avrebbe potenziato la secrezione di insulina nel diabete di tipo 2, e sono stati sperimentati attivatori della glucochinasi, con risultati variabili. I nostri dati suggeriscono che gli attivatori della glucochinasi potrebbero avere un effetto avverso e, in modo alquanto controintuitivo, che un inibitore della glucochinasi potrebbe essere una strategia migliore per trattare il T2D.
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Lo studio
Lo studio, pubblicato sulla rivista Nature Communications, ha esaminato gli effetti dell’ipoglicemia.
I ricercatori hanno misurato la quantità di insulina rilasciata, quando veniva somministrato zucchero nei pazienti con glicemia bassa e in quelli con ipoglicemia cronica.
Sono stati somministrati farmaci che bloccavano la glucochinasi, un enzima che aiuta la scomposizione del glucosio nel sangue, per due giorni per vedere se era il glucosio o la scomposizione del glucosio a causare i livelli normalmente più bassi di insulina in quelli con ipoglicemia.
I risultati hanno mostrato che lo sviluppo del diabete di tipo 2 non dipende semplicemente dal glucosio, bensì dai metaboliti del glucosio ossia le sostanze chimiche rilasciate quando lo zucchero viene scomposto.
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Fonte: Nature Communications
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