Donne e giovani in piazza contro la COP27 per dare voce alle fasce più colpite dalla crisi climatica

Donne e giovani attivisti per il clima e l'ambiente danno voce a chi non ha voce, scendendo in piazza contro l'inazione climatica dell'ultima Conferenza delle Parti

La COP27 va avanti fra incespichi, proteste, e grandi assenti. La ventisettesima Conferenza delle Parti organizzata dalle Nazioni Unite è nell’occhio del ciclone: molti hanno criticato la scelta di Sharm-el-Sheikh come sede dell’evento, poiché l’Egitto non è esattamente noto per la sua tolleranza alla libertà di pensiero e di opinione né per i diritti concessi a donne e minoranze; tutti stanno contestando l’inconsistenza dei risultati finora raggiunti in materia di crisi climatica e tutela dell’ambiente.

Per questo motivo le proteste sono state numerose, nonostante i tentativi del Governo egiziano di metterle a tacere. Donne, giovani, attivisti per il clima: a più riprese e con modalità diverse questi gruppi sono scesi in piazza per chiedere equità di diritti anche quando si tratta di crisi climatica.

Infatti, sono proprio le donne, le giovani generazioni e le popolazioni che vivono nelle aree più povere del Pianeta a subire le conseguenze più gravi ed economicamente più pesanti dell’inquinamento e del riscaldamento globale.

La più corposa mobilitazione di piazza è stata portata avanti dalle donne, vestite di bianco e con la bocca tappata da un fazzoletto – a simboleggiare l’impossibilità di parlare ed esprimere la propria opinione a causa delle restrizioni imposte dal Governo di Al-Sisi.

Non c’è giustizia climatica senza diritti umani” è ciò che si legge sui cartelli e sugli striscioni: uno slogan ripetuto all’infinito e tradotto in decine di lingue diverse, unito agli altri che chiedono lo stop alla dipendenza dalle fonti energetiche fossili, alla plastica, alle emissioni inquinanti.

Protagoniste di questo serpentone umano che si snoda all’interno dell’area della città riservata alla COP27 sono giovani attiviste provenienti da tutto il mondo, ma soprattutto da quei Paesi già piagati da fame, carestie e siccità, sui quali gli effetti della crisi climatica e dei fenomeni meteorologici estremi piombano come una mannaia: Filippine, India, Argentina, Brasile, Barbados e molti altri.

Leggi anche: COP27, così il Governo egiziano azzittisce le proteste e arresta chi manifesta per il clima

A far sentire il loro grido di protesta alla Conferenza delle Parti in Egitto ci sono anche i giovani di Fridays for Future. Invece di usare cartelli e striscioni, gli attivisti hanno usato le proprie mani per lanciare messaggi ai potenti della Terra: “No Gas” e “No More Fossil Fuel”.

protesta delle mani

@Fridays for Future

La leader e fondatrice di questo movimento globale, Greta Thunberg, ha scelto di “disertare” i lavori della COP27, e ha lasciato il megafono della ribellione climatica ad altri attivisti: a guidare la “protesta delle mani”, infatti, sono state le attiviste Luisa Neubauer e Vanessa Nakate.

Leggi il nostro Speciale COP27.

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Fonti: Reuters / Fridays for Future

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