La nuova indagine condotta da Unioncamere, in collaborazione con BMTI e REF Ricerche, mostra la fotografia della forte inflazione e dei rincari che si stanno verificando nel nostro Paese e che riguardano molti prodotti alimentari
Lo studio di Unioncamere analizza l’andamento dei prezzi alla produzione e all’ingrosso (ovvero quanto pagano le centrali di acquisto della Gdo), ma anche l’inflazione dei prezzi al consumo.
Come scrive Unioncamere:
Si prospetta una crescita dei prezzi pagati dalle Centrali di Acquisto della GDO all’industria alimentare del +2,2% nel bimestre ottobre-novembre, portando così i prezzi su di un livello atteso pari al +16,6%, rispetto allo stesso bimestre del 2021.
I rincari a settembre sono stati evidenti in particolare per alcuni prodotti molto consumati come:
- tonno all’olio di oliva (+6,1%)
- carne in scatola (+5,1%)
- birra nazionale (+4,8%)
- biscotti (+4,0%)
Su base annua l’incremento è del +15,3% e i rialzi maggiori riguarderanno:
- farina di grano tenero (+37,0%)
- tonno all’olio di oliva (+31,9%),
- pasta di semola (+29,1%)
- oli e grassi per burro (+22,7%)
- olio extravergine di oliva (+19,8%)
Se consideriamo invece il bimestre ottobre-novembre (ancora in corso), le previsioni di aumento maggiore riguardano i seguenti prodotti:
- olio extravergine di oliva (+8,2%): su questo rincaro pesano anche i forti problemi produttivi che prospettano un’annata scarsa per l’olio
- tonno all’olio di oliva (+7,6%)
- birra nazionale (+7,3%)
- carne in scatola (+6,7%)
Scende invece l’olio di semi vari (-1,7%), grazie al fatto che, negli ultimi mesi, è rientrata la situazione di emergenza derivata dallo scoppio del conflitto russo-ucraino.
Anche i costi di diversi formaggi freschi, secondo le previsioni, tenderanno a lievitare a causa dell’aumentato costo del latte e dell’energia:
- +19,8% per la mozzarella di latte vaccino
- +21,2% per lo stracchino e i formaggi molli
- +16,3% per il Gorgonzola
- +17,4% per il Provolone
Come scrive Unioncamere:
Le anticipazioni raccolte sui prezzi pagati dalle Centrali d’Acquisto della GDO all’industria alimentare suggeriscono che l’inflazione alimentare al consumo, a causa dei rincari delle materie prime energetiche, rimarrà sostenuta su valori superiori al 10% sino alla fine del 2022. Per la media dell’anno 2022 la previsione è ora all’8,4%. Nei dati preliminari di Istat per il mese di ottobre, l’inflazione alimentare al consumo, rispetto allo scorso anno, ha già raggiunto il +13,1%, in accelerazione dal +11,4% di settembre.
Inflazione e aumenti record che si ripercuotono sui consumatori
Inflazione, aumento dei prezzi di materie prime ed energia e di conseguenza dei costi di produzione dei cibi, non possono che ripercuotersi alla fine sui consumatori. Ci siamo già tutti accorti come, di questi tempi, fare la spesa sia diventato decisamente più costoso.
Pensiamo, ad esempio, ai costi di produzione dell’olio di oliva così come dei prodotti ortofrutticoli che hanno avuto una vera e propria impennata e che ovviamente porteranno ad un aumento del prezzo dell’olio e di diverse tipologie di frutta.
L’inflazione alimentare, secondo le previsioni, rimarrà alta e i prezzi al consumo saranno elevati anche per tutto il 2023.
Banane e olio extravergine di oliva tra i prodotti che aumenteranno di più
Non a caso, tra i prodotti che aumenteranno di più (e lo dicono le associazioni di settore stesse) ci sono, come già vi abbiamo detto in precedenti articoli, le banane e l’olio extravergine d’oliva.
Quest’ultimo, nello scenario peggiore, potrebbe addirittura iniziare a scarseggiare sugli scaffali durante la prossima estate (come dichiarato da Assitoil).
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Ma questi sono solo due esempi, quello che accadrà davvero lo scopriremo solo nei prossimi mesi.
Sembra però che, se lo scenario mostrato dal report Unioncamere si confermerà essere l’effettivo andamento dei prezzi, ci aspettano ancora tempi duri per fare la spesa.
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Fonte: Unioncamere
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