Origine di pasta, pomodoro e latte in etichetta: scade a dicembre l’obbligo di indicarla, cosa succederà?

Dal primo gennaio 2023 potremmo veder scomparire dalle etichette l'indicazione di origine della materia prima con cui sono realizzati i cibi che portiamo in tavola tutti i giorni, tra cui pasta, riso, passata di pomodoro e formaggi. Scade infatti il 31 dicembre 2022 la proroga al decreto che ne conferma l'obbligo

Ci siamo quasi: a dicembre scadrà l’obbligo di indicare in etichetta l’orgine della materia prima con cui si realizzano prodotti alimentari di uso comune come pasta, riso e passata di pomodoro ma anche salumi e latte. La proroga, già concessa per un anno nel 2021, si appresta a terminare nel giro di due mesi, ma cosa succederà ora? Che posizione assumerà il Governo alla prese con la “sovranità alimentare“?

Leggi anche: Indicazione di origine in etichetta: arriva in extremis il decreto che salva l’obbligo per pasta, pomodoro e latte

L’obbligo di riportare sulle etichette alimentari l’orgine del grano per la pasta, del latte con cui si realizzano burro e formaggi e del pomodoro nel caso di passate e pelati, scade precisamente il 31 dicembre 2022.

Questo obbligo fa riferimento al Regolamento 1169/2011 che è stato già prorogato – in extremis – lo scorso dicembre.

Dal primo gennaio 2023, dunque, se non verrà fatta qualche ulteriore azione, ci si atterrà al Regolamento europeo 775/2018 che prevede l’obbligo di specificare la provenienza degli ingredienti utilizzati negli alimenti solo in alcuni casi, ad esempio quando vi è il rischio per il consumatore di confondersi in merito all’origine delle materie prime.

Cosa succederà nel 2023?

Gli scenari che si presentano sono diversi: è possibile che venga fatta un’ulteriore proroga, di cui si dovrà eventualmente occupare un decreto interministeriale del nuovo ministro dell’Agricoltura e della sovranità alimentare Francesco Lollobrigida, del ministro della Salute Orazio Schillaci e di quello dello Sviluppo economico, Adolfo Urso.

Difficilmente, invece, ci sarà una nuova legge più definitiva, nonostante siano diverse le associazioni e i cittadini che la richiedono da tempo (è giusto infatti che il consumatore abbia il più possibile indicazioni chiare in etichetta). L’Unione europea, infatti, spinge per una normativa omogenea a livello dei Paesi membri.

Staremo a vedere se finirà come lo scorso anno, ovvero che su una questione tanto importante per i consumatori si deciderà “last minute”, ma d’altronde il nostro Paese in questo periodo (e con un nuovo Governo in carica) deve affrontare diverse sfide, in primis in tutt’altro campo la crisi energetica.

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