Elogio di Simona, l’autista romana che non ha girato la faccia di fronte al bullismo

Si chiama Simona, è una autista di bus nella Capitale, e non ha potuto non lasciarsi coinvolgere di fronte a un branco di bulli che stavano prendendo di mira un coetaneo: ecco la sua storia di quotidiana eroicità

A tutti noi sarà capitato, almeno una volta nella vita, di aver assistito a un episodio di bullismo – magari mentre eravamo in bus o in treno dopo una giornata di lavoro, o a un angolo di strada, o alla cassa del supermercato.

Di solito ci si volta dall’altra parte, specie se si è soli e se i bulli sono in gruppo: perché l’unione fa la forza – e al diavolo le buone intenzioni e la nobiltà d’animo che potrebbero motivarci a correre in soccorso del malcapitato: noi abbiamo paura, paura di finire nei panni della vittima e oggetto di scherno e derisione.

Le vittime dei bulli, in effetti, hanno tutte in comune una caratteristica: sono sole, senza che nessuno sia dalla loro parte, e questo le rende fragili e invisibili – bersaglio ideale della frustrazione e della violenza insensata dei gradassi.

Ma cosa accadrebbe se qualcuno scegliesse di mettersi nei loro panni per provare a difenderli? Come cambierebbe il mondo e anche l’esistenza dei bulli? È quello che ha provato a fare Simona, autista di bus ATAC nella Capitale.

Una donna che, per il lavoro che fa, ha a che fare ogni giorno con i tipi di persone più disparati. Ma anche una mamma, che ha saputo ascoltare il grido di aiuto della vittima ma anche quello dei bulli che lo stavano aggredendo e che in fondo chiedevano solo un po’ di attenzione.

Alla fermata del bus, Simona ha notato un gruppo di adolescenti che inveiva nei confronti di un compagno della stessa età. Le vessazioni ai danni del ragazzino non sono cessate quando tutti sono saliti a bordo del mezzo, hanno anzi aumentato di intensità e violenza: volano parolacce e offese verbali, e il malcapitato ragazzino viene più volte spintonato fra i sedili.

In un primo momento l’autista sceglie di non fare nulla, sperando forse nell’intervento di qualche passeggero adulto che possa sedare la rissa. Quando poi si accorge che nessuno dei presenti è intenzionato a “immischiarsi”, a sporcarsi le mani, è lei stessa a farlo.

Alla fermata successiva, Simona si avvicina al capannello dei bulli. Si rivolge direttamente al ragazzo vittima del branco, invitandolo a seguirlo nella parte anteriore del mezzo. Qui lo invita a chiamare un familiare, qualcuno che possa andare a prenderlo alla sua destinazione, per scongiurare il rischio che i bulli si accaniscano nuovamente contro di lui una volta scesi dal bus.

E così il ragazzo chiama sua madre, che si fa trovare alla fermata concordata e che lo porta con sé a casa. Da mamma a mamma, l’autista e la donna scambiano qualche parola prima di salutarsi – poche frasi di ringraziamento e stima nei confronti di un’autista che ha fatto il suo dovere, ma anche molto di più.

Una storia a lieto fine, una favola moderna che ci insegna tanto – in primo luogo, a non essere indifferenti, a non voltare le spalle alla violenza cieca perpetrata ai danni di chi non sa o non può difendersi. Il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, ha voluto ringraziare pubblicamente Simona e lodare il suo coraggio in un post su Facebook:

Grazie a Simona, l’autista dell’ATAC Roma intervenuta in difesa di un ragazzo vittima dei bulli sull’autobus che guidava. Roma è fiera di questi gesti virtuosi che fanno della nostra città una comunità solidale e vicina a chi è indifeso. Con l’assessore Eugenio Patané, a Dicembre, la premieremo in Campidoglio per questo con la medaglia della città. Brava!

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