Caccia consentita nei boschi incendiati, Regione Liguria condannata dal TAR

Scatta la condanna per la Regione Liguria, che ha autorizzato troppo presto l'attività venatoria in aree colpite dagli incendi, in aperta violazione alla legge nazionale che impone il divieto per 10 anni

Che gli incendi abbiano gravi conseguenze sull’ecosistema è cosa nota a tutti, eppure in Liguria era stata autorizzata la caccia nelle aree boschive colpite dai roghi, trascorsi i tre anni dall’evento. Ma qualche giorno fa dal Tar di Genova è arrivata la bocciatura per la Regione che ha violato apertamente la legge nazionale del 2000. Quest’ultima, infatti, prevede, il divieto di cacciare per 10 anni nelle zone verdi devastate dagli incendi, in modo da dare del tempo alla fauna di riprendersi adeguatamente.

“Grazie al nostro ricorso alla giustizia amministrativa, il TAR di Genova ha posto la questione di legittimità costituzionale della legge regionale sulla quale la Corte Costituzionale si è espressa censurandola proprio nella parte in cui riduce il divieto di caccia a soli tre anni, oltretutto limitandolo alle sole aree di superficie maggiore di un ettaro. Ovviamente il tutto in difformità alla Legge
quadro nazionale” commentano le associazioni ENPA, LAV, Lipu e WWF, che avevano denunciato la situazione in Liguria.

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Il divieto di caccia limitato a soli tre anni aveva tutta l’aria di essere un regalo dalla Regione alla categoria dei cacciatori.

“Ora però gli effetti di questa condotta illegittima ricadranno sulle tasche di tutti i cittadini liguri, il TAR di Genova ha infatti disposto la condanna della Regione al pagamento delle spese legali sostenute dalle associazioni ambientaliste e animaliste” sottolinea la LAV.

Ancora oggi in Italia l’attività venatoria gode di troppi privilegi (nonostante la maggior parte degli italiani sia contraria alla caccia), mentre la fauna selvatica deve fare sempre di più i conti non solo con i fucili, ma anche con le conseguenze della crisi climatica e gli incendi, spesso appiccati in maniera deliberata.

“Non è certo una novità la compiacenza di alcune regioni nei confronti delle richieste dei cacciatori, ma è importante che i cittadini sappiano che queste decisioni scellerate ricadono poi sempre su di loro, in termini di perdita di biodiversità e, come in questo caso, anche in termini di costi economici” concludono le associazioni.

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Fonte: LAV

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