Un farmacologo turco potrebbe aver riscoperto una delle piante medicinali più portentose che vi siano, scomparsa dai tempi di Nerone. Si tratta del siflio, pianta originaria del continente africano e utilizzata dai greci e dai romani per i suoi incredibili benefici
Tra le piante medicinali più potenti che vi siano ve n’è una in particolare descritta dalla letteratura come estremamente portentosa, dalle proprietà straordinarie tanto da venir raffigurata nelle monete del tempo. Si tratta del siflio, una pianta appartenuta probabilmente al genere Ferula e utilizzata nell’antica Grecia proprio come rimedio terapeutico per curare disturbi dell’appartato digestivo in particolare e dai romani come spezia.
Il siflio proveniva originariamente dalla Cirenaica, regione storica dell’attuale Libia, cresceva in un’area ristretta e venne adoperato a lungo per i sui infiniti benefici. Proprio per via dell’eccessivo sfruttamento la pianta scomparve. (Leggi anche:La storia del siflio, preziosa spezia dalle infinite proprietà scomparsa a causa dello sfruttamento umano)
La si credeva estinta oltre 2000 anni fa, ma alcuni esperti tra cui il professore Mahmut Miski, farmacologo della Istanbul University, non hanno mai accettato pienamente questa ipotesi e hanno continuato a cercare la pianta miracolosa.
In uno studio apparso sulla rivista scientifica Plants il docente turco rivela di aver identificato un particolare tipo di Ferula, la Ferula drudeana, sul Monte Hasan in tre località differente. Le sue caratteristiche morfologiche ricorderebbero molto da vicino il siflio.
Le prime indagini chimiche e farmacologiche su questa specie hanno confermato la qualità medicinale e speziata della sua gomma-resina supportando una connessione con il siflio perduto da tempo, si legge nello studio.
Finora i botanici hanno considerato 3 piante come le possibili discendenti del siflio: il finocchio gigante Ferula tingitana, la Cachrys ferulacea dai frutti a forma di cuore e la Margozia gommiferasi. Per una ragione o per un’altra nessuna sembrava corrispondere perfettamente alla pianta scomparsa.
Adesso però vi è un’altra specie candidata. Resta comunque una perplessità ossia come avrebbe fatto il siflio a giungere dal Nord Africa in Anatolia. Per il professor Miski il siflio sarebbe stato piantato in quelle regioni ai tempi di Alessandro Magno e con il passare degli anni se ne sarebbero perse le tracce.
Dato che ci vogliono almeno dieci anni per maturare, un commerciante potrebbero averlo piantato e poi dimenticato del tutto. Ma la pianta ha continuato a crescere allo stato selvatico e ha finito per popolare questa piccola area, ha spiegato Mahmut Miski.
Che questa sia la volta buona e il farmacologo abbia identificato la specie esatta? Le analisi condotte farebbero supporre di sì.
Fonte: Plants
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