Noi non dimentichiamo le 75 vittime (tra cui 4 bambini) delle manifestazioni per la libertà delle donne in Iran

Le proteste a livello nazionale scatenate dalla morte della donna di 22 anni, Mahsa Amini, vengono brutalmente represse dalle autorità iraniane che non si fermano neanche davanti ai bambini

Proiettili anche sui bambini. Una violenza che non si ferma davanti a nulla. In Iran, continuano le proteste dopo la morte di Mahsa Amini: sale a 75 il numero dei morti, tra cui anche 4 bambini. Almeno 450 persone arrestate a Mazandaran perché rivendicano la loro libertà.

Da dieci giorni le donne scendono in piazza per dire basta alla dittatura. Tagliano i loro capelli e bruciano i loro veli islamici. Vogliono dire basta a diritti negati e vogliono riprendersi la loro libertà, quella di camminare per strada senza il velo.

Una protesta iniziata dopo la morte di Mahsa Amini, la 22enne colpevole di non tenere bene il velo in testa e di aver fatto vedere qualche ciocca di capelli. Arrestata dalla polizia morale, la ragazza è morta con il volto e il corpo tumefatto. Amini era in visita a Teheran quando è stata arrestata, mentre la polizia sostiene che sia morta per cause naturali, la sua famiglia dice che è stata torturata e uccisa. Dopo di lei, anche Hadis Najafi, un’altra donna diventata con la sua coda di cavallo, simbolo delle proteste.

Nonostante gli sforzi per impedire agli iraniani di accedere ad app come Instagram e WhatsApp, i video delle proteste continuano a circolare sui social e non possono non smuovere la coscienza dell’occidente che di questa rivoluzione ne sta parlando troppo poco.
Secondo Amnesty International la polizia morale avrebbe sparato contro i manifestanti, non fermandosi neanche davanti ai bambini. Quattro quelli morti. Ma non solo, secondo l’organizzazione internazionale, la polizia morale sottopone regolarmente donne e ragazze a detenzioni arbitrarie, torture e altri maltrattamenti per non aver rispettato le leggi iraniane sul velo obbligatorio abusivo, degradante e discriminatorio. Le forze di sicurezza continuano a reprimere i manifestanti con forza.

“Hanno sparato proiettili contro i manifestanti a distanza ravvicinata, hanno sparato gas lacrimogeni e cannoni ad acqua e hanno picchiato duramente le persone con i manganelli. Dalla morte di Mahsa, abbiamo registrato la morte di decine di uomini, donne e bambini. Centinaia di altri hanno riportato ferite gravi e dolorose, di cui almeno due che sono state accecate a uno o entrambi gli occhi. La maggior parte non va in ospedale per paura di essere arrestata. Le autorità iraniane stanno vietando Internet per nascondere i loro crimini”, scrive Amnesty International.

Mentre l’UE e gli Stati Uniti stanno valutando sanzioni contro l’Iran, Amnesty International ha lanciato una petizione per chiedere alle Nazioni Unite di condannare i gravi crimini in Iran

FIRMA QUI LA PETIZIONE

Fonte: Amnesty International

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