Vi dimostriamo che Roma non è una città a misura per disabili (in piena settimana europea della mobilità)

Tra rampe inesistenti e ascensori non funzionanti, la capitale è una città ancora invivibile per tantissimi disabili. Prendere una metro o un bus può diventare un'odissea per chi si sposta in carrozzina, come dimostrano varie testimonianze

Roma è una città ricca ricca di storia e monumenti, ma – ahinoi – anche di… barriere architettoniche. Per un disabile in sedia a rotelle muoversi nella capitale è ancora un vero e proprio percorso ad ostacoli. A denunciare la situazione è l’attivista e avvocato Dario Dongo, fondatore di Egalité, associazione che si batte per i diritti dei cittadini, specialmente dei più vulnerabili.

Lo scorso giugno Egalité ha lanciato un vero e proprio ultimatum all’azienda del trasporto pubblico di Roma, che non è all’altezza di consentire ai disabili di spostarsi nella maggior parte delle metro e degli autobus.

L’ampia comunità di disabili, anziani, persone fragili, genitori con passeggini, turisti e gli utenti, più in generale, sono furiosi nei confronti di ATAC. – sottolineano gli attivisti – Il servizio di trasporto pubblico a Roma è indecente, anzitutto a fronte della inaccessibilità sistematica delle stazioni di metropolitana e di molti anzi troppi autobus.

In diversi casi, ad esempio, le stazioni metro di Roma sono prive di rampe e raggiungibili esclusivamente attraverso le scale perché mancano gli ascensori.

La metropolitana di Roma ha problemi strutturali, la gran parte delle stazioni è sprovvista degli ascensori che sono l’unico strumento per rendere accessibile questo servizio. Gli alzascale – incapaci di accogliere le carrozzine elettriche moderne oltreché spesso guasti – sono un emblema della discriminazione.

Spostarsi sui mezzi della capitale? Un’odissea per troppi disabili

Una situazione inaccettabile, che crea una sorta di apartheid per chi è costretto a vivere su una sedia a rotelle.

Il regime di apartheid si completa con il guasto sistematico, o comunque la disattivazione dei pochi ascensori disponibili. Imprevedibile, spesso esteso su più fermate della stessa linea e protratto per settimane e mesi consecutivi. – spiega Egalité – La metropolitana per chi non cammina o ha difficoltà è un’utopia e un incubo, Impossibile potervisi affidare. E la Procura di Roma, anziché indagare, insabbia.

Per far toccare con mano cosa significa per un disabile vivere nella capitale Dario Dongo documenta costantemente attraverso una serie di video – pubblicati sui social – le disavventure nelle metro e sugli autobus.

Lo scorso 30 agosto l’attivista è rimasto bloccato nella stazione di Circo Massimo, senza riuscire ad uscire.

“Dopo circa 35 minuti di tentativi di suonare inutilmente il campanello e un paio di chiamate al 113 ho avuto l’attenzione di una funzionaria dell’Atac e di una gentile guardia, i quali mi hanno comunicato che questo montascale – su cui ero rimasto bloccato mesi fa – è fuori servizio da due settimane” racconta l’avvocato.

Ci troviamo nel 2022, a 16 anni dall’approvazione della Convenzione Onu per i diritti delle persone con disabilità e nel centro di Roma, terza capitale europea, sarebbe così facile fare un buco e installare un ascensore. – aggiunge Dongo – Questa è una vergogna, un’interruzione di pubblico servizio ed è forse anche una violenza privata che ci apprestiamo a denunciare.

A mostrare le difficoltà che devono affrontare ogni giorno le persone in carrozzina a Roma è Carmelo Comisi, che in occasione dell’European Mobility Week 2022,  è andato alla ricerca della mobilità sostenibile e inclusiva nella metro Garbatella, restando però alquanto deluso:

Sprechiamo migliaia, milioni di parole stupende per descrivere il cambiamento culturale che vogliamo, che necessitiamo: non smettiamo di sgolarci per raccontare il mondo che dovrebbe essere di tutti, capace di rispettare le parole che usa, come “diritti”, una parola che dovrebbe dare per scontato l’impossibilità di escludere qualcuno. – commenta a tal proposito l’Ong Sirio e i Tetrabondi – Migliaia, milioni di parole per descrivere una collettività che sappia capire i bisogni, che conosca gli ausili e gli strumenti di risposta, che riconosca che ogni corpo è desiderante, è portato a costruire la sua felicità, ha diritto alla sua autonomia, ad essere messo in condizione di prendere le sue scelte.

E poi basta provare a prendere una metropolitana e si sbriciola tutto. Una corsa, un viaggio in metropolitana: uno spostamento, uno solo, che ti faccia vivere la città come gli altri, senza essere calpestato nella tua dignità, senza essere privato del tuo tempo, della tua pazienza, dei tuoi diritti. Io non posso, non voglio, non devo vivere in una città dove il mio amico Carmelo Comisi non può spostarsi se non con il suo caregiver, se non con la sua macchina privata, se non con le sue imprecazioni. Basta! Il mondo è di tutti.

Se pensate che la situazione sia tanto migliore all’aeroporto di Fiumicino, vi sbagliate. Anche viaggiare in aereo può diventare un’odissea per un disabile, come testimonia la recente esperienza di Dario Dongo raccontata in un post su Facebook:

Un giorno ordinario di discriminazioni alle persone con disabilità a Aereoporto Leonardo Da Vinci Fiumicino: passaggio ai controlli, dedicato, in salita; un addetto pulizie ADR che usa il #bagno riservato per i suoi bisogni, il totem del bar Panella su misura dei vatussi e
un’ora d’attesa, dopo l’atterraggio, per il recupero della sedia a rotelle nascosta dagli operatori aeroportuali di Fiumicino assieme ai bagagli dei passeggeri anziché nel contenitore dedicato (compartimento 5). Resisto, esercito il diritto di tutti i #disabili di non scendere dall’aereo senza ricevere la sedia a rotelle. Il caporturno GH di Aeroporto Punta Raisi Falcone Borsellino non conosce le regole, prova a redarguirmi eee… anche le formiche si incazzano.

E pensare che la normativa italiana relativa all’abbattimento delle barriere architettoniche negli edifici e trasporti pubblici risalre al lontano 1989. Spostarsi in città e suoi mezzi dovrebbe essere un diritto concesso a tutti e invece nella capitale si trasforma in un’oddisea. Ci auguriamo che il comune di Roma provveda al più presto per rendere il trasporto davvero inclusivo.

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Fonti: Egalité/Dario Dongo (Facebook) /Carmelo Comisi (Facebook)

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