Un recente studio avrebbe scoperto come l'estratto dalla radice della pianta di Rhodiola rosea possa essere un'opzione non farmaceutica efficace e sicura nel trattamento del diabete di tipo 2
Il diabete è una malattia cronica che si verifica quando il corpo non riesce a produrre abbastanza insulina o non riesce ad usarla nel modo corretto, per cui si verifica un accumulo di zucchero nel flusso sanguigno (glicemia alta) che provoca a sua volta una serie di problematiche in tutto l’organismo.
Inoltre, per il suo trattamento vengono utilizzati farmaci, chiamati anche ipoglicemizzanti, caratterizzati da diversi meccanismi d’azione. Tuttavia, date le limitazioni e gli effetti collaterali associati a terapie come quelle con metformina, vi è una significativa necessità di trattamenti alternativi.
A tal proposito, un recente studio dell’Università della California pubblicato su Scientific Reports, avrebbe scoperto come l’estratto dalla radice della pianta di Rhodiola rosea possa essere un’opzione non farmaceutica efficace e sicura nel trattamento del diabete di tipo 2.
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Lo studio
I ricercatori, già in un lavoro precedente avevano dimostrato come la Rhodiola rosea, una pianta medicinale di interesse emergente e possibile valore terapeutico, avesse proprietà antinfiammatorie e modulanti del microbioma intestinale, mentre estendeva la durata della vita in diversi modelli animali.
In questo studio, purtroppo ancora condotto sugli animali, i ricercatori hanno testato se la Rhodiola rosea potesse migliorare l’omeostasi del glucosio utilizzando un modello che sviluppa obesità, insulino-resistenza e glicemia alta, paragonabile al diabete di tipo 2 umano avanzato.
Dalle analisi effettuate è emerso che Rhodiola rosea potrebbe essere utile per il trattamento del diabete di tipo 2, in quanto agisce attraverso cambiamenti nel microbioma che si traducono in una maggiore integrità della barriera intestinale e in una diminuzione della traslocazione delle molecole infiammatorie nella circolazione sanguigna.
Più nello specifico, è stato scoperto che la Rhodiola rosea aveva abbassato i livelli di zucchero nel sangue a digiuno, migliorato la risposta alle iniezioni di insulina, modulato la composizione dei batteri nel tratto gastrointestinale e ridotto diversi biomarcatori di infiammazione.
In conclusione, i ricercatori avrebbero dimostrato come l’esposizione a breve termine all’estratto della pianta possa vere effetti benefici sull’omeostasi del glucosio e possa suggerire un possibile meccanismo d’azione, tuttavia sono necessari ulteriori studi clinici sull’uomo.
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Fonte: Scientific Reports
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