Pellet: i prezzi alle stelle sono giustificati o i produttori se ne stanno approfittando?

Ci aspetta un autunno-inverno difficile a causa dei rincari di energia e gas. Anche i costi del pellet però sono alle stelle. Gli aumenti sono giustificati o i produttori stanno approfittando un po' della crisi?

Grazie ai bonus, con cui è possibile pagare (almeno in parte) la propria stufa a pellet e intimoriti dai grossi rincari che riguardano gas ed energia, tante famiglie hanno deciso di optare per questo tipo di riscaldamento più sostenibile. I prezzi però, dato che la richiesta è di molto aumentata e a causa di altre questioni, sono schizzati alle stelle.

Questa situazione si sta verificando, ovviamente, non solo in Italia e c’è chi si chiede se i rincari siano dovuti esclusivamente alle difficoltà dei produttori o se, in realtà, questi si stiano un po’ approfittando della crisi per lucrare sui profitti.

A fare il punto della situazione del pellet è, in Francia, la rivista dei consumatori 60 Millions de Consommateurs, dopo aver ricevuto una serie di segnalazioni dai propri lettori, come quella di Pierre che ha scritto:

Abbiamo convertito la nostra caldaia a gasolio in una caldaia a pellet. Abbiamo acquistato il pellet da 66 sacchi da 15 chili [cioè quasi una tonnellata] al prezzo di 297 € a dicembre 2021. A luglio, il prezzo di questo stesso pellet è salito a 495 €, con un aumento del 67%! I produttori stanno approfittando della crisi per riempirsi le tasche? 

Perché il costo del pellet è così tanto aumentato?

A rispondere a questa domanda in Francia è Eric Vial, delegato generale di Propellet France, l’associazione dei professionisti del riscaldamento a pellet, che ha dichiarato:

Per produrre una tonnellata di pellet, abbiamo attualmente un costo aggiuntivo da 100 a 120 euro, legato all’aumento generale dell’energia e del prezzo della lavorazione della segatura (materie prime, ecc.).

Ma non è questo l’unico motivo, ce ne sono altri due:

  • L’aumento vertiginoso della domanda: nel 2021 l’installazione di stufe a pellet è aumentata di oltre il 40% e quella di caldaie a pellet del 120%, grazie agli aiuti di Stato e ai fornitori di energia (titoli di risparmio energetico)
  • Le scelte energetiche di alcuni enti locali: chi finora ha utilizzato il pellet come riscaldamento ausiliario, vuole ora rinunciare completamente al gas per riscaldare al 100% con il pellet e ciò crea una domanda ancora maggiore che l’industria fa fatica a soddisfare

C’è poi da considerare l’interruzione delle consegne di pellet da parte di Russia, Bielorussia e Ucraina che, scrivono gli esperti francesi, ha creato un deficit di 3 milioni di tonnellate in Europa. Ma tutto questo non basta a spiegare l’aumento dei prezzi osservato in Francia: questo Paese produce infatti tanto quanto consuma (o quasi), ovviamente solo fino a quando la domanda era a dei livelli accettabili.

Cos’altro dunque incide sui prezzi?

L’eccesso di scorte fa aumentare i prezzi

Come ha dichiarato Eric Vial:

A causa della forte domanda, dobbiamo importare dal 15 al 20% del nostro consumo di pellet, a prezzi molto alti. Le persone fanno scorta e privano altri consumatori. Secondo i professionisti, si è formata una bolla, che ha reso i prezzi artificialmente alti. Secondo le nostre proiezioni, potremmo soddisfare la domanda, che doveva aumentare del 15%. Tuttavia, attualmente, le vendite sono quintuplicate e non possiamo fare seguito. Alcuni distributori non esitano quindi ad aumentare i loro prezzi per scoraggiare l’eccesso di scorte. Un abuso perfettamente accettato.

In Italia la situazione – se possibile – è ancora peggiore. Come ci ha spiegato l’Associazione Italiana Energie Agroforestali (AIEL) che abbiamo intervistato:

L’Italia è particolarmente dipendente dalle importazioni di pellet, che prevalgono rispetto alla produzione nazionale. Il mercato italiano è quindi esposto alle incertezze e alle dinamiche dei mercati internazionali, che sono alla base delle condizioni di mercato attuali, caratterizzate da rincari di prezzo e incertezze sulle forniture.

Ci sarà carenza di pellet questo inverno?

La situazione sicuramente non è rosea. Il settore prevede di produrre un ulteriore milione di tonnellate tra il 2021 e il 2024, raddoppiando la propria capacità produttiva entro il 2028 ma, nel frattempo, durante l’inverno che sta per arrivare effettivamente potrebbero presentarsi delle carenze.

Come ha dichiarato Xavier Mahieu, CEO del marchio Brazeco:

In Francia le fabbriche di pellet non accettano più nuovi clienti e non riescono nemmeno più a soddisfare la domanda dei loro clienti storici. Anche i fornitori nazionali di tronchi di legno limitano i loro clienti sulle quantità consegnabili. È probabile che la stagione invernale sia molto complicata.

C’è dunque da aspettarsi una situazione simile anche in Italia. Nonostante questo, gli esperti francesi ci tengono a sottolineare che il riscaldamento a pellet rimane di gran lunga il mezzo più economico, rispetto all’elettricità o al gas.

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Fonte:  60 Millions de Consommateurs

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