Si tratta di un evento raro, ma si può rimanere paralizzati dopo aver mangiato vongole ed è successo a una donna in Nuova Zelanda che in questi giorni ha raccontato la sua esperienza
Una donna è rimasta paralizzata dopo aver consumato alcune vongole raccolte su una spiaggia in Nuova Zelanda.
L’episodio è avvenuto nel 2014, ma Kim Taia ha deciso solo oggi di raccontare la propria esperienza.
Taia ha raccontato di aver iniziato ad accusare strani sintomi dopo il consumo di una specie di vongola originaria dell’Australia e della Nuova Zelanda.
In principio la donna ha percepito un formicolio alle labbra, che si è poi esteso al viso e alla testa, accompagnato da vertigini e difficoltà a parlare.
Successivamente l’insensibilità ha interessato le braccia e le mani per poi colpire tutto il corpo: nell’arco di alcune ore, Taia non era più in grado di muoversi e faticava a respirare.
Ricoverata in ospedale, i medici non sono riusciti a capire subito la causa della paralisi.
Mi sono svegliata e non potevo muovermi. Stavo diventando sempre più debole. Il mio respiro stava rallentando e pensavo che sarei morto. Non riuscivo a respirare. Sono andata nel panico non avendo alcuna diagnosi – ha raccontato la donna.
La diagnosi è arrivata poco dopo: i medici sono riusciti a collegare la paralisi al consumo delle vongole.
I sintomi sono stati causati da una tossina – la saxitossina – prodotta da alcuni protisti; vongole, cozze, ostriche, capesante o altre specie che si nutrono di fitoplancton possono presentare livelli più o meno elevati di questa sostanza che attraverso questi animali può arrivare all’uomo.
La saxitossina, chiamata anche assitossina o mitilotossina, è un alcaloide tossico che agisce sul sistema nervoso paralizzando chi ne è colpito e può essere fatale: per uccidere una persona adulta ne basterebbe un milligrammo.
Non esiste un antidoto, ma se il paziente viene aiutato attraverso un respiratore, quando l’organismo si libera della tossina, la ripresa è totale.
Il Dipartimento della Salute dello Stato di Washington afferma che, sebbene non ci sia un antidoto, se un paziente può essere mantenuto in vita tramite un respiratore, una volta che la tossina lascia il suo sistema, può riprendersi completamente, come è successo a Taia al termine del suo ricovero.
Normalmente le popolazioni di alghe che producono questa tossina non sono molto estese ma durante la fioritura algale è possibile che i molluschi presentino livelli pericolosi di saxitossina.
È comunque molto raro che le persone si ammalino e negli ultimi dieci anni i casi segnalati sono solo 45, la maggior parte dei quali registrati nel 2012 e nel 2014.
A essere maggiormente a rischio sono i Maori, popolo polinesiano diffuso in Nuova Zelanda, motivo per cui il Cawthron Institute ha fornito loro test rapidi che consentono di testare i molluschi prima del consumo.
Seguici su Telegram | Instagram | Facebook | TikTok | Youtube
Fonti di riferimento: News week/ISS
Leggi anche: