Il problema delle materie prime, del costo dell'energia e della scarsa disponibilità di contenitori in vetro, alluminio, ecc. non si arresta e, secondo gli esperti, potrebbe portare ad una certa difficoltà nel reperire alcuni prodotti di uso comune
In questi ultimi mesi vi abbiamo parlato più volte di alcuni alimenti o bevande che iniziano a scarseggiare o sono scomparsi del tutto dai supermercati. Pensiamo ad esempio all’olio di girasole, subito dopo lo scoppio del conflitto russo-ucraino, o alla più recente acqua frizzante, che è diventata difficile da trovare in quanto manca l’anidride carbonica (un problema che potrebbe riguardare anche alcune marche di birra).
Sembra però che, anche nell’imminente futuro, potremmo trovarci alle prese con ulteriori carenze di prodotti. A spiegare quali sono quelli più a rischio e perché è Myriam Qadi, ricercatrice presso NielsenIQ (azienda leader delle indagini di mercato), intervistata dalla rivista francese 60 Millions de Consommateur.
L’esperta innanzitutto ha spiegato che sono diverse le cause di possibili carenze di alcuni cibi, in particolare 4:
- raccolti disastrosi
- conseguenze del confinamento attuale o recente nei paesi esportatori
- interruzioni commerciali tra fornitori e distributori
- guerra in Ucraina
Si è concentrata poi a parlare della situazione degli oli:
Con l’aumento dei prezzi e nell’incertezza sull’esito della guerra, molte famiglie hanno acquistato beni di prima necessità. Il tasso di disponibilità tipico per gli oli, come la maggior parte degli alimenti di base, è di circa il 97%. A maggio siamo scesi al 74%, il che significa che gli oli sono stati trovati in tre quarti dei negozi. All’inizio di luglio, questo tasso è salito all’89%.
Ma alla domanda se questi prodotti finiranno, l’esperta risponde di no, anche se si registrano dei problemi in particolare nel finesettimana:
Anche se persistono gli acquisti precauzionali, le scorte negli ipermercati sono ancora lì. Gli scaffali vengono riforniti il lunedì o il martedì. Ma il giovedì, il venerdì e il sabato siamo in un modello di totale interruzione nei negozi. Il livello delle vendite per queste famiglie di prodotti rimane molto alto, da + 30 a + 50% per gli oli ogni settimana rispetto al solito. Per la senape l’indisponibilità non è dovuta solo ad acquisti precauzionali, perché le vendite sono in calo. Il prodotto è scarso. A luglio, quasi il 30% dei negozi non aveva senape.
Quali prodotti sono a rischio
Myriam Qadi specifica che continuano a diminuire in termini di disponibilità, ma senza ancora essere arrivati ad un punto critico:
- amidi
- semole
- pasta
- farine
Il problema non è certo solo la guerra, ma vi è da considerare anche il tema delle materie prime di imballaggio che stanno influendo pesantemente sulla disponibilità di alcune referenze.
Ad esempio, i concentrati di agrumi o le bevande refrigerate risentono di problemi con gli imballaggi in cartone e alluminio.
E questo perché i contenitori sono diventati più difficili da reperire e hanno prezzi più elevati.
Il problema dei contenitori
Come spiega 60 Millions de Consommateurs, la guerra ha provocato l’interruzione della produzione in sette stabilimenti ucraini, filiali dei due colossi del vetro Owens-Illinois e Verallia, il che ha messo subito sotto pressione il mercato. A questo si è unito anche l’aumento del gas, utilizzato massicciamente nei forni.
Ma è soprattutto la disponibilità del vetro bianco il vero problema. Vignaioli e produttori di succhi di frutta devono aspettare diversi mesi per avere consegne che, in alcuni casi, avvengono anche in maniera incompleta.
Problemi ci sono anche per le capsule di alluminio (fino a sei mesi di attesa, secondo alcuni produttori) e per lattine e barattoli. L’allumino è passato a costare dai 2500 dollari a tonnellata dell’inizio 2022 a ben 4000 dollari ad aprile per tornare poi a 2700 dollari a maggio.
L’impennata dell’energia, ancora una volta, ha costretto alcuni produttori a ridurre la propria produzione – scrive la rivista francese.
Anche per i produttori che utilizzano carta e cartone la situazione non è certo rosea: nel 2021 i prezzi sono aumentati di un +160%, secondo l’Unione francese delle industrie del cartone, della carta e della cellulosa. Da qui un aumento dei prezzi dal 30 al 40% da gennaio 2022. A ciò si aggiunge un’estensione dei tempi di consegna per carte grafiche, cartone piatto e imballaggi flessibili.
Vi abbiamo parlato anche della situazione della carta igienica.
Insomma, quello che si evidenzia è di fatto un problema su più fronti: da una parte la scarsità di materie prime per motivi logistici ma non solo (consideriamo anche la siccità e la scarsità dei raccolti), dall’altra difficoltà sul fronte dei contenitori – indipendentemente dal materiale – sempre più difficili da reperire e nella maggior parte dei casi più costosi del solito.
Tutta questa situazione, inevitabilmente, si ripercuote sui consumatori (e non solo in Francia). Ve ne sarete accorti tutti di quanto sono aumentati i prezzi di diversi prodotti nei supermercati, una situazione che – almeno per ora – sembra non migliorare.
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Fonte: 60 Millions de Consommateurs
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