Dalla Francia alla Spagna, dall'Italia all'Australia, sono numerosi i ricercatori, e le aziende, che propongono soluzioni per riciclare le mascherine monouso. Ecco come...
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Durante la pandemia ne abbiamo usate circa 129 miliardi al mese in tutto il mondo, secondo uno studio pubblicato su Environmental Science & Technology. Ma il loro smaltimento continua a essere complicato. Sia perché infette, quindi potenzialmente pericolose, che per i materiali di cui sono realizzate, che le rendono difficili da riciclare.
Righelli, squadre e oggetti di uso comune
Per far fronte al vasto problema, aziende e ricercatori di diversi paesi hanno cercato soluzioni, e tra questi figura la start-up di Châtellerault, Plaxtil, che raccoglie mascherine in centri commerciali e farmacie per poi sottoporle a un processo di sterilizzazione e frantumazione, seguito da un’ulteriore lavorazione. Mescolate con una speciale resina, vengono introdotte nel ciclo di produzione della plastica, dando vita a oggetti di vario genere: visiere protettive anti-Covid, apriporta che permettono di non toccare le maniglie e prodotti di cancelleria come righelli e squadre
Cemento e asfalto per le strade
Plaxtil fortunatamente è in buona compagnia. Alcuni ricercatori guidati dal dottor Mohammad Saberian, in uno studio pubblicato sulla rivista Science of the Total Environment, hanno indagato le potenziali applicazioni delle mascherine chirurgiche nell’edilizia civile, dimostrando che potrebbero tornare utili nella costruzione di strade.
L’aggiunta di maschere facciali triturate all’aggregato di cemento riciclato, utilizzato per realizzare i 3 strati di base delle strade, si è rivelata infatti una scelta vincente, in grado di migliorare e rafforzare il materiale di costruzione, rendendolo più resistente e meno soggetto a deformazione.
Calcestruzzo resistente
In un lavoro correlato, i ricercatori dell’RMIT hanno scoperto che le mascherine usa e getta sminuzzate potrebbero rivelarsi utili anche nella produzione di calcestruzzo. E in effetti una società canadese, la Vitacore, le sottopone a un processo di triturazione e fusione per ricavarne pellet di plastica utili per rinforzare proprio il calcestruzzo.
Tastiere PC e cover smartphone
Anche il Politecnico di Torino ha lavorato in questa direzione, pubblicando sulla rivista Polymers un’interessante ricerca che dimostra la possibilità di riciclare le mascherine per ricavarne diverse tipologie di materiali termoplastici, utilizzabili nella produzione di oggetti in plastica: dalle tastiere per Pc alle cover per smartphone, ma anche sgabelli, panchine e molto altro.
Bidoni e contenitori
La famosa associazione che da anni opera in tutto il mondo con lo scopo di “eliminare l’idea dei rifiuti” TerraCycle, sta portando avanti una corposa campagna di riciclo delle mascherine e dei prodotti di protezione monouso da cui ricavare plastica riciclata utilizzabile nella produzioni di mobili, bidoni, contenitori e altri oggetti.
Mobili e arredo urbano
Anche in Spagna sono state attivate iniziative di riciclo delle mascherine, come il progetto Sanitas. I dispositivi vengono raccolti all’interno di appositi contenitori installati nelle cliniche dentali Sanitas e successivamente, in collaborazione con Recicla Mascarillas, sottoposti a un processo di riciclaggio che permette di tramutarle in prodotti destinati al settore industriale e dei trasporti
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