“Caro Jovanotti, stavolta sbagli”, la lettera di Mario Tozzi al cantante per chiedere di rivedere il Jova Beach Party

In una lettera aperta a Jovanotti, il noto geologo e divulgatore scientifico Mario Tozzi spiega in maniera pacata ma molto chiara (e dati scientifici alla mano) perché il Jova Beach Party andrebbe fermato e completamente ripensato. Stavolta Jovanotti accetterà la critica e si metterà in discussione?

Proprio ieri in un articolo sul Jova Beach party dicevamo che ci sembra che a difendere il tour, che fa tappa sulle più belle (e fragili) spiagge italiane, fossero rimasti solo Jovanotti stesso e il WWF che si è occupato della parte “ambientale” dell’evento. Leggi anche: Sì, siamo “eco-nazisti” e al Jova beach party preferiamo di gran lunga “I suoni delle Dolomiti”

Ora sulla questione è intervenuto Mario Tozzi, noto geologo e divulgatore scientifico che, tramite il suo profilo Facebook, ha fatto sapere di aver scritto una lettera aperta a Jovanotti. Lettera, pubblicata su La Stampa, che ha un titolo che già dice tutto: “Caro Jovanotti, stavolta sbagli”.

Mario Tozzi, che non conosce personalmente Jovanotti, ci tiene però a scrivergli questa lettera per condividere la propria posizione in merito alle tante polemiche che ruotano intorno al Jova Beach Party e lo fa davvero con un certo garbo e stile.

La lettera inizia con una premessa importante: il geologo precisa che segue il cantante con simpatia almeno da “Serenata Rap” dunque, come abbiamo ribadito anche noi di greenMe, non si tratta affatto di una presa di posizione specifica e mirata contro il cantante.

Non c’è ombra di pregiudizio nella mia analisi

specifica Tozzi che poi arriva dritto al punto: anche lui ama coniugare natura e cultura, musica e paesaggio e più volte ha preso parte ad eventi in luoghi particolari come le grotte di Castellana o alcune spiagge della Sardegna ma – perché c’è un ma:

il problema non sta nella manifestazione in sé ma negli impatti che, come si vede chiaramente nelle foto del JBP (Jova Beach Party n.d.r) dall’alto, sono dirompenti, semplicemente per il numero di persone che vi partecipano. Un conto sono 100 persone, un altro 50mila.

Ma la forza di Tozzi sta nel parlare – dati scientifici alla mano – di quello che davvero accade in una qualsiasi spiaggia “invasa” dall’uomo, un aspetto davvero poco noto:

Un recente studio del Cnr ha stimato che dalle spiagge del Parco nazionale dell’arcipelago della Maddalena ogni bagnante che passa una giornata al mare porta via con sé, volente o nolente, dai 50 ai 100 grammi di spiaggia. Lo studio è stato elaborato per la famosa spiaggia di Budelli che veniva sistematicamente depredata delle sue sabbie rosa e che è stata chiusa all’accesso proprio perché comunque 10 bagnanti trasportavano – inconsapevoli – almeno un chilo di sabbia al giorno. Moltiplica questa cifra per le tue 10mila o 50mila persone e vedi a che montagna di sabbia si arriva, senza contare che si balla e ci si agita aggiungendo erosione ad erosione.

La prima critica di Tozzi, dunque, fa riferimento ai numeri davvero troppo elevati di persone che partecipano allo show. Numeri spiegati in maniera molto chiara e che si considerano assolutamente non sostenibili da nessun sistema naturale, soprattutto se fragile.

Ma non è tutto, Tozzi ricorda anche che:

Le linee di costa sono quanto di più delicato esista sul pianeta e sono compromesse soprattutto in Italia. Oggi le nostre coste sabbiose sono spesso in via d’erosione. (…) In Italia circa il 40% delle spiagge è sottoposta ad un’erosione costante e l’esito di questo processo è che rischiano di andare perdute se non si interviene incisivamente.

Poi l’esperto parla dell’uso malsano che facciamo delle spiagge in Italia e della situazione delle dune:

La duna è stata cancellata ormai su quasi tutte le decine di migliaia di chilometri del confine marino. (…) Solo il 29% delle coste italiane, circa 2200 ettari, è libero da insediamenti e può essere considerato un paesaggio integro. Il 60% è già stato oggetto di un’occupazione intensiva che ha portato alla cancellazione della duna e della macchia, sostituite da costruzioni a tappeto. (…)

Le coste sono un patrimonio che noi diamo per scontato

Forse il passaggio più bello della lettera di Tozzi a Jovanotti ci ricorda qualcosa di estremamente importante:

Le coste sono un patrimonio che noi diamo per scontato ma che sta andando perduto senza che nemmeno ce ne accorgiamo. Non sembra poi una delle migliori idee passare con le ruspe prima dell’evento o imporre un mega palco di quelle dimensioni, con tutte le opere temporanee ma pesanti che richiede.

Tozzi smonta anche il mito che si possa compensare quanto fatto prima, giustificazione che spesso Jovanotti (e chi lo sostiene) ha dato per difendere il proprio evento:

Le opere di compensazione servono relativamente perché agli impatti resistono solo gli ecosistemi resilienti e gli stessi in Italia sono allo stremo, specialmente lungo le coste. È vero che il WWF si è fatto garante della mitigazione degli impatti – visto che tanto i comuni avrebbero comunque autorizzato gli eventi – ma come membro del consiglio scientifico devo rivelarti che, insieme ad altri, avevo fatto presenti le mie perplessità.

Anche su un altro aspetto, sottolineato da Tozzi nella lettera, ci si concentra forse troppo poco: trasformando i luoghi naturali in scenari per eventi di massa si potrebbe dare l’idea che l’uomo può fare quello che vuole e modificare a piacimento i paesaggi, anche per esigenze non strettamente necessarie.

Il messaggio diseducativo che passa, insomma, è che noi possiamo fare sempre quello che vogliamo a spese dell’ambiente. In maniera velata, ma neanche troppo, Tozzi ricorda che ci sono luoghi specifici in cui si può fare musica e che possono essere anche giganteschi come stadi, palazzetti e piazze.

Il geologo non perde poi l’occasione di rispondere per le rime anche alla tanto contestata definizione di eco-nazisti, data da Jovanotti a tutti coloro che criticano il suo tour e in particolare l’impatto ambientale che ha sui luoghi in cui si svolge:

non devi pensare che ci sia una pattuglia combattiva di eco-nazisti, come li hai chiamati che vuole distruggere la tua iniziativa per invidia sociale. (…) Ci sono ecologisti di lunga data come me che studiano l’ambiente da un punto di vista scientifico e che ne hanno viste abbastanza per suggerirti di rinunciare a questo progetto, e rimodularlo legandolo a vere iniziative di compensazione ambientale.

Quali? Tozzi fa degli esempi concreti:

  • piantumazione di alberi seguita e certificata
  • restaurazione di dune e praterie di Posidonia
  • difesa dell’avifauna e delle tartarughe marine

In conclusione Tozzi ci ricorda l’importanza di ogni essere vivente su questo Pianeta, per quanto piccolo o anche fastidioso (come la zanzara):

Potresti dirmi ‘chi si frega del fratino o delle tartarughe marine?’ ma faresti un errore. In questo mondo c’è un posto per la zanzara e uno per il pipistrello, uno per il fratino e uno per la medusa. Solo noi Sapiens prendiamo il posto di tutti gli altri, prepotenti e invasivi come siamo. Non realizziamo che, se si estingue una specie, l’effetto è a domino e prima o poi si estinguono anche le altre.

Una risposta, punto per punto, davvero esemplare. Non trovate?

Caro Jovanotti, ora te l’ha detto forte chiaro anche Mario Tozzi, stavolta sbagli! Si attende una tua risposta.

Potete ascoltare la lettera completa a questo link.

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Fonte: Mario Tozzi Facebook /  La Stampa

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