Alzheimer: nuovo studio rivela un segno di demenza nel sangue che compare con 17 anni di anticipo

Una diagnosi precoce di Alzheimer potrebbe essere la chiave per ritardare la comparsa della malattia o persino fare in modo che non si sviluppi nel corso degli anni. In tal senso, un nuovo studio avrebbe scoperto un sintomo nascosto nel sangue in grado di precedere i sintomi clinici di circa 17 anni.

Una diagnosi precoce di Alzheimer potrebbe essere la chiave per ritardare la comparsa della malattia o persino fare in modo che non si sviluppi nel corso degli anni. In tal senso, un nuovo studio avrebbe scoperto un sintomo nascosto nel sangue in grado di precedere i sintomi clinici di circa 17 anni.

L’Alzheimer è un tipo di demenza che colpisce circa i due terzi dei casi nelle persone anziane e che causa disturbi di memoria, pensiero e comportamento. Tuttavia, al giorno d’oggi non esistono farmaci in grado di rallentare la sua progressione e per questo una corretta diagnosi precoce è di fondamentale importanza.

Inoltre, la diagnosi dell’Alzheimer è di per sé abbastanza invasiva, in quanto richiede esami e procedure lunghe e complesse fino a quando la diagnosi non è chiara e precisa.

Un nuovo studio, pubblicato sull’Alzheimer’s & Dementia: The Journal of the Alzheimer’s Association, si è posto l’obiettivo di individuare le cause dell’Alzheimer nel tentativo di prevenirlo, sviluppando un sensore in grado di identificare i biomarcatori proteici mal ripiegati nel sangue fino a 17 anni prima che compaiano i sintomi clinici della patologia.

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Lo studio

Come anticipato, l’obiettivo dei ricercatori era quello di individuare le cause dell’Alzheimer per una corretta prevenzione. Lo studio è stato svolto analizzando il plasma sanguigno per potenziali biomarcatori di Alzheimer in un campione di soggetti seguiti per oltre 17 anni, per cui successivamente è stata determinata l’associazione con il rischio clinico di sviluppare la patologia.

I campioni di sangue erano stati prelevati tra il 2000 e il 2002 e poi congelati. Inoltre, i partecipanti alla ricerca avevano tra i 50 ei 75 anni e non avevano ancora ricevuto la diagnosi di morbo di Alzheimer.

Per il presente studio, sono stati selezionati 68 partecipanti a cui era stata diagnosticata la malattia di Alzheimer durante il follow-up di 17 anni e confrontati con 240 soggetti di controllo senza tale diagnosi.

Nello specifico, è stato rilevato un misfolding nel sangue (ossia un alterato ripiegamento) in grado di rilevare la malattia di Alzheimer prima che si verifichino sintomi. Man mano che la malattia progredisce, infatti, il misfolding dei biomarcatori proteici provoca depositi caratteristici nel cervello detti placche, che si raccolgono tra i neuroni e interrompono la funzione cellulare.

Inoltre, i ricercatori avrebbero scoperto come la concentrazione di proteina della fibra gliale (GFAP) possa indicare la malattia fino a 17 anni prima della fase clinica.

Combinando il misfolding e la concentrazione di GFAP, infine, i ricercatori sono stati in grado di aumentare ulteriormente l’accuratezza del test nella fase senza sintomi.

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Fonte: alz-journals

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