Aperture flash dove osservare le proposte da comprare poi solo online. Il colosso cinese cerca di farsi conoscere a più persone possibili ma la sua scalata verso le quotazioni in borsa potrebbero arrestarsi proprio per il modello di business improntato sull’extra produzione di articoli di bassa qualità che promuovono consumismo eccessivo e inquinamento ambientale
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Continuano le aperture dei temporary store di Shein, utili per diventare un brand più “fisico” ma anche per studiare il mercato: in alcuni negozi è possibile fare shopping sul posto, in altri si possono solo scoprire alcune collezioni disponibili però da comprare solo online.
È quanto è successo con il pop up store di Barcellona, cosa che non è piaciuta molto, ed è quello che accadrà a Roma. E chissà come sarà l’accoglienza da parte di una clientela molto giovane abituata all’acquisto compulsivo a fronte di costi pressoché irrisori.
Shein in via Frattina
Questa è solo una delle ultime tappe di un vero e proprio tour estensivo che si svolgerà in contemporanea con Berlino e che ha già toccato Lisbona, Londra, Milano, Madrid, Barcellona, Parigi, Montpellier, Tolosa. Ma oltreoceano anche San Francisco e Toronto fino al Giappone a Hiroshima, Osaka, Nagoya and Niigata.
Il fenomeno dell’e-commerce arriva quindi nella città eterna dove aprirà le porte del suo mondo di capi sintetici e inquinanti dal 21 luglio al 7 agosto in via Frattina 138 dalle 10 alle 21. Si chiama Shein X Klarna Summer Oasis l’iniziativa che vuole così promuovere, da un lato, un’immagine più reale e, dall’altro, anche la piattaforma di pagamenti – Klarna per l’appunto – che consente di effettuare spese affrontabili sul momento, oppure dilazionate nel tempo anche dopo l’arrivo delle merci.
Shein Experience
L’esperienza romana quindi non è quella del classico acquisto alla cassa, in quanto i capi si potranno vedere, fotografare ma comprare solo online. Viene promossa l’esperienza, quella di entrare fisicamente in quel catalogo-vetrina generalmente virtuale. Ma questa, per essere avvolgente, deve dare qualcosa di più, oltre agli angoli da selfie: come un beauty-bar, il bar e un area “refrigerio” con gelati.
E poi workshop, con ospiti a sorpresa, e l’angolo swap per scambiare i vestiti che non si usano più con altri cultori del marchio. Un tour che segna un’altra tacca verso un cambio di immagine per dipingersi come un’azienda più etica e attente all’ambiente, un greenwashing iniziato tempo fa e che ora è necessario per poter scalare gli Stati Uniti. Perché, infondo, anche loro nutrono il sogno americano ma per poterlo agguantare l’azienda cinese deve cambiare il proprio dna.
Il modello-Shein è il limite stesso di Shein
In un Paese – Continente dalle tante sfaccettature e contraddizioni ci sono due elementi chiave quando si parla di affari: chiarezza e trasparenza. E già qui si intravede perché la strada verso la raccolta di fondi e sponsor per una quotazione in borsa è in salita. E tutto è racchiuso in una sigla che è sinonimo anche di reputazione, in questo caso negativa: Shein negli USA ha un cattivo indicatore ESG (Environmental, Social and Governance).
Non ha mostrato mai attenzione per la questione ambientale continuando con una sovra-produrre di infima qualità destinata a infarcire montagne di rifiuti tessili purtroppo già tristemente note. Dell’azienda e della sua governance, delle sue regole e modalità, si sa troppo poco; il trattamento riservato ai lavoratori delle terze parti è ignobile. Per non parlare poi di infrangimento del copyright ai danni di aziende importanti è di stilisti emergenti.
La Business School dell’Università dell’Indiana, che aveva annunciato una partnership con Shein per far apprendere agli studenti qualcosa sul campo in merito alla catena di distribuzione, ha sospeso il tutto per via delle preoccupazioni sull’azienda. Sebbene il modello di acquisto veloce e economico è ancora premiato dai giovanissimi, sarà forse lo stesso che imporrà una decelerazione e un cambiamento a Shein.
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Fonte: Shein.it
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