A 98 anni ci lascia Eugenio Scalfari, decano del giornalismo italiano e una delle figure di maggior rilievo nel panorama culturale del nostro Paese
Ciao Eugenio, Barbapapà. Ciascuno di noi, che lo voglia o no, è legato al tuo nome e alla tua passione. Un laico che desiderava parlare con Dio, un liberale che strizzava l’occhio ai populisti, un giornalista, uno dei più grandi del secolo scorso, che voleva che i giornali fossero letti dal popolo.
Grazie a te e ai tuoi editoriali, grazie alle tue riviste e ai tuoi racconti. Con te se ne va un pezzo della storia del giornalismo di questo Paese. I ragazzi di oggi forse ti conoscevano poco, ma è anche grazie a te che si è fatta una piccola grande rivoluzione per la carta stampata.
Autonomo nel pensiero, critico dei poteri, sei diventato il capo di una delle più importanti imprese editoriali. E poi scrittore capace di andare dal saggio al romanzo e lasciarci in eredità il dono dei tuoi scritti.
Ecco quello che ci è rimasto più impresso:
Il lessico […] fa tutt’uno con il pensiero che esprime in parole, costituisce la manifestazione del pensiero e quindi della sostanza del fatto e della sua verità. Se il lessico è sbagliato ciò significa che il pensiero che esso esprime è sbagliato e non contiene una verità bensì un errore. (Da Chi è davvero per la vita?, L’espresso, 19 maggio 2005)
Martini credeva fermamente in Gesù Cristo, figlio di dio, io ho sempre avuto come uno dei riferimenti principali del mio modo di pensare Gesù di Nazareth, figlio dell’uomo. La nostra differenza era questa – che è grossa – ma non tale da non consentirci di camminare la mano nella mano.
La consapevolezza, o se volete, l’autocoscienza, è una qualità che distingue le persone.
Ha detto tante cose Gesù. Forse i laici dovrebbero promuovere un raduno di massa intitolato al suo nome per vedere fino a che punto la Chiesa di oggi abbia ancora il diritto di usarlo. E per capire se i cammelli riescano a passare nella cruna dell’ago o se quella cruna non sia diventata una ampia autostrada dove i cammelli transitano al galoppo con tutto il carico delle loro ricche mercanzie.
Che stagione l’adolescenza. Senti di poter esser tutto e ancora non sei nulla e proprio questa è la ragione della tua onnipotenza mentale.
La maggior parte degli italiani [odia lo Stato], poi c’è una parte responsabile che di solito è straniera in patria.
L’infanzia è una stagione fatata. La sola di tutta una vita che non finisce mai e t’accompagna sino all’ultimo respiro.
Il cuore è nient’altro che una pompa, l’uomo nient’altro che un bipede destinato al nulla.
La saggezza vera dell’uomo consiste nell’accettare le cose come sono e quanto al resto andargli incontro con fiducia.
Una società regredisce quando si schiaccia sul presente, quando vive attimo per attimo, quando l’amore per sé diviene talmente forte ed esclusivo da annullare l’amore per gli altri riducendo a puro egoismo ogni atto della propria vita.
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