In un allevamento intensivo di galline a Lonato, nel Bresciano, 18.000 sono morte arse vive dalle fiamme di un incendio scoppiato all'interno del capannone. Sul posto i Vigili del Fuoco che hanno portato via dal rogo più di 36.000 galline ovaiole
Sono morte bruciate vive, intrappolate senza alcuna via di fuga in un allevamento intensivo a Lonato del Garda, in provincia di Brescia. Qui un incendio divampato nel pomeriggio di domenica 10 luglio non ha lasciato scampo a 18.000 galline ovaiole.
Sul posto sono giunte le squadre dei Vigili del Fuoco che hanno domato il rogo, riuscendo a strappare alle fiamme più di 36.000 galline ammassate nel capannone. L’immensa colonna di fumo era visibile anche da altre località sul lago di Garda. Al momento si stanno ancora valutando le cause del rogo.
Che le altre migliaia di galline si siano “salvate” non è però affatto una notizia felice. Così come le altre morte carbonizzate nell’incendio, queste sono destinate al macello. Una volta che l’industria delle uova non le considera più utili alla produzione, le galline finiscono ammazzate.
Nella drammaticità della situazione ancora più triste è pensare che questo crudele destino sia stato migliore di quello al quale le galline ovaiole erano destinate sin dalla loro nascita.
La loro è un’esistenza orribile fatta di terrore e sofferenza. Uno studio shock dell’Università di Berna aveva dimostrato che il 97% delle galline ovaiole ha le ossa dello sterno rotte (anche negli allevamenti bio).
Il capannone di Lonato conteneva più di 54.000 galline ovaiole. Numeri angoscianti ma del tutto “normali” che ci ricordano ancora una volta la raccapricciante realtà degli allevamenti intensivi.
Fonte: Animal Equality Italia – Vigili del Fuoco
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