Integratori a base di curcuma: alcuni tipi aumentano il rischio di effetti avversi, l’allerta che arriva dalla Francia

È meglio consumare la curcuma in cucina piuttosto che sotto forma di integratori alimentari. A consigliare questo è l'Agenzia nazionale per la sicurezza sanitaria (Anses) francese che segnala di fare attenzione in particolare ad una nuova tipologia di integratori a base di curcuma

Probabilmente ricorderete i casi di epatite che si sono verificati nel 2019 nel nostro Paese e che sono stati collegati all’uso di alcuni integratori alimentari a base di curcuma.

In realtà, dopo l’indagine, il ministero della Salute ha dichiarato che non si trattava di integratori contaminati e che i casi di epatite, legati all’uso di questi prodotti, erano probabilmente imputabili a:

  • Suscettibilità individuale
  • Alterazioni preesistenti (anche latenti o non conosciute della funzionalità epato-biliare)
  • Interazioni con farmaci

Leggi anche: Curcuma ed epatite, assolti gli integratori. Non sono la causa

In Francia, l’Anses ha raccolto oltre 100 segnalazioni di effetti avversi (in 15 casi si trattava di epatite) che potevano essere collegati al consumo di integratori di curcuma o curcumina, e pochi giorni fa ha rilanciato l’attenzione sul tema ricordando che:

Per il consumo di curcumina senza rischi per la salute, l’EFSA ha fissato la dose giornaliera accettabile (DGA) a 180 mg di curcumina al giorno per un adulto di 60 kg. Affinché tutte le assunzioni alimentari, integratori alimentari inclusi, non superino la DGA, ANSES ha stabilito che la dose fornita dagli integratori alimentari deve rimanere inferiore a 153 mg al giorno per un adulto di 60 kg.

Ma c’è una precisazione importante da fare, ovvero che spesso i nuovi integratori alimentari sono formulati in modo tale da aumentare la biodisponibilità della curcumina. Come? Ad esempio combinandola con la piperina o in forme più elaborate, utilizzando nanoparticelle colloidali.

Due tipi di integratori di curcuma in commercio

L’Anses spiega che in commercio vi sono due tipi di integratori di curcuma:

Forme classiche

  • polvere di rizoma di curcuma
  • estratti di curcuma arricchiti o meno con curcumina

Nuove formule che aumentano la biodisponibilità della curcumina

  • combinazioni di curcumina e olio essenziale di piperina o curcuma
  • forme più elaborate: fitosomi, micella, nanoparticelle colloidali, incapsulamento da ciclodestrine, ecc.

L’ANSES punta di fatto il dito sulle nuove formulazioni di integratori alimentari che, aumentando la “biodisponibilità” della curcumina, possono aumentare i rischi di effetti avversi. Il problema è che spesso le etichette degli integratori alimentari non specificano se si tratta di una formulazione classica o nuova:

Il consumatore può quindi consumare un prodotto potenzialmente tossico a sua insaputa.

Per prevenire i rischi, l’Anses raccomanda ai produttori di:

fornire dettagli sui dati di biodisponibilità dei loro prodotti in modo da poter definire una specifica dose massima giornaliera di assunzione.

L’Agenzia ricorda inoltre che il consumo di integratori alimentari a base di curcuma è sconsigliato alle persone che soffrono di patologie biliari (dato che stimolano la secrezione della bile) e anche a coloro che si sottopongono a trattamenti anticoagulanti, antitumorali e immunosoppressori, a causa del rischio di interazioni tra la curcumina e i farmaci.

Nessun rischio se si utilizza la curcuma in cucina

Nessun problema, invece, nell’utilizzo della curcuma in cucina, secondo l’Anses:

l’esposizione della popolazione francese attraverso il cibo rimane bassa, con 27 mg [di curcumina al giorno n.d.r] per i forti consumatori di alimenti a base di curcuma.

La dose giornaliera accettabile per un adulto di 60 kg è fissata in 180 mg di curcumina, quindi stiamo ben al di sotto di tale soglia e questo tipo di consumo non presenta rischi.

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Fonte: Anses

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