In Francia c'è ancora caos per la situazione dei rimborsi ai consumatori in seguito ai richiami Kinder (cioccolato) e Buitoni (pizza surgelata). Molte persone stanno lottando per avere ciò che gli spetta e anche chi ha ottenuto qualcosa non sempre è molto soddisfatto
La Francia è particolarmente agguerrita (giustamente) contro la Ferrero e i suoi Kinder contaminati da salmonella ma anche contro la Buitoni (Nestlé), di cui sono state richiamate delle pizze surgelate contaminate da E. Coli, che hanno fatto ammalare decine di bambini. Leggi anche: Le pizze surgelate del marchio Nestlé Buitoni hanno fatto ammalare di Escherichia coli decine di bambini in Francia, è ufficiale
Entrambe le aziende sono state denunciate in Francia dall’associazione Foodwatch – che si occupa di tutela dei diritti dei consumatori – insieme ai familiari delle persone interessate dalle contaminazioni (soprattutto bambini).
Sembra però che le aziende stiano rispondendo alle richieste di rimborso dei consumatori, in alcuni casi, con molta – troppa – calma e con rimborsi irrisori anche di fronte a persone che si sono ammalate a causa loro.
A denunciare la situazione è la rivista 60 Millions de Consommateurs che definisce la gestione dei rimborsi da parte di Nestlé e Ferrero “un gran pasticcio“.
Il servizio clienti è infatti spesso irraggiungibile, ci sono una serie di ritardi e nonostante i solleciti molte persone non riescono ad ottenere nulla. Il risultato è che, a oltre due mesi dai richiami di pizza e cioccolato, alcuni consumatori stanno ancora lottando per ottenere il risarcimento che gli spetta.
C’è da dire che la situazione della Ferrero è stata particolarmente critica. Si è trattato infatti di uno dei richiami più estesi degli ultimi anni: sono state ritirate in totale circa 3mila tonnellate di prodotti Kinder. Leggi anche: Salmonella nei Kinder: 3000 tonnellate di prodotti ritirati e oltre 300 bambini contagiati, Ferrero parla per la prima volta
Ferrero ha fatto sapere che, ad oggi, “oltre il 95% delle richieste di risarcimento” è già stato evaso, che ha ricevuto più di 28mila chiamate all’ora durante i primi giorni del richiamo, e che si sta impegnando a rimborsare anche gli ultimi consumatori rimasti. Tra questi Albane, che ha scritto a 60 Millions de Consummateurs facendo sapere che:
Ho inviato decine di email al brand, chiamato anche un buon numero di volte, ma c’è sempre una buona scusa per spiegare il fatto che la mia pratica non va avanti.
E anche per ottenere qualcosa con Buitoni bisogna perdere un po’ di tempo e avere molta forza di volontà. Michelle è una consumatrice francese che ha chiamato il servizio clienti il 22 marzo, le è stato detto di gettare via la pizza e che sarebbe stata contattata di nuovo a breve per il rimborso. A metà maggio, però, ancora nessuna notizia e neppure dopo aver compilato l’apposito form sul sito del produttore:
Ad oggi ancora nessuna notizia, nemmeno una conferma di ricezione del contatto sul loro sito!
Tante altre poi le testimonianze di chi è riuscito ad ottenere qualcosa ma non è comunque soddisfatto: si tratta di buoni di valore inferiore a quanto speso o che si possono utilizzare solo tramite alcune app (ma con un limite di spesa più alto per poter finalizzare l’acquisto).
La rivista francese ha raccolto anche le testimonianze di alcune persone che hanno mangiato i prodotti contaminati. Tra di loro Philippe, che è stato male per una settimana dopo aver consumato una pizza Fraîch’Up e, dopo un mese, ha ricevuto dal brand un buono da… 10 euro!
Ovviamente non poteva che definire questo rimborso “un’offesa”, vista la gravità di quanto accaduto e ha così scelto di non utilizzarlo proprio.
Queste aziende già non hanno fatto una bella figura con gli scandali alimentari che le hanno viste protagoniste, potrebbero almeno impegnarsi un pochino di più a trattare come meritano i consumatori e soprattutto chi a causa loro si è ammalato.
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Fonte: 60 Millions de Consommateurs
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