Allarme delta del Po: l’acqua è ormai salata per la siccità e la crisi idrica è “catastrofica” in molte zone d’Italia

Già da tempo si parla della drammatica situazione del Delta del Po, che a causa della siccità è ai minimi storici e quella poca acqua di cui ancora dispone sta diventando salata. La crisi idrica è "catastrofica", secondo i nuovi dati resi noti dall'Osservatorio ANBI

Temperature sopra la media, piogge scarse e una serie di altri fattori concomitanti hanno reso il Po agonizzante, ve ne abbiamo già parlato a metà maggio. Leggi anche: La situazione del Po è sempre più drammatica: il livello del fiume è più basso di Ferragosto

La situazione non accenna a migliorare, anzi è sempre più critica e l’Osservatorio ANBI Risorse Idriche lancia l’allarme: il delta del Po è ormai salato. Come si legge nel comunicato:

Supera ormai i quindici chilometri la risalita del cuneo salino lungo il fiume Po, che al rilevamento di Pontelagoscuro è sceso al di sotto dei minimi storici, toccando i 301,6 metri cubi al secondo, molto al di sotto della soglia critica, fissata a mc/sec 450.

Questo non può che avere gravi conseguenze e già è stata sospesa l’irrigazione in alcune zone di Porto Tolle ed Ariano, nel Polesine rodigino, dove sono state attivate delle pompe mobili d’emergenza, così da garantire la sopravvivenza delle colture.

Ma il peggio deve ancora venire. Come ha dichiarato Francesco Vincenzi, Presidente ANBI:

È un fenomeno invisibile, ma che sta sconvolgendo l’equilibrio ambientale del delta polesano. Se la situazione persisterà, entro la settimana prossima saranno contaminate le prime falde destinate all’uso potabile.

Nel frattempo Utilitalia, la federazione di aziende che distribuiscono l’acqua potabile, ha già chiesto ai sindaci di 125 Comuni di Piemonte e Lombardia di valutare sospensioni notturne.

La situazione è molto seria anche negli altri corsi d’acqua del Veneto, tutti (con la sola eccezione del Bacchiglione) in secca. Una crisi idrica definita “catastrofica” si registra anche ai Castelli Romani, dove i laghi sono ai minimi storici con deficit idrico di 50 milioni di metri cubi.

Un esempio molto chiaro è quello del bacino di Nemi che ora ha un livello medio di 50 centimetri mentre lo scorso anno nello stesso periodo era di 162 centimetri!

Ma cosa sta succedendo? Come dicevamo all’inizio c’è una concomitanza di fattori. Come ha precisato Massimo Gargano, Direttore Generale ANBI:

In queste zone le conseguenze dei cambiamenti climatici si sommano ad un’eccessiva pressione antropica, maturata negli anni ed i cui prelievi idrici hanno abbassato la falda a livelli tali da rendere ormai impossibile la ricarica degli specchi lacustri, le cui acque altresì sono richiamate nel sottosuolo.

La crisi idrica in Italia

Ma il drammatico “bollettino” dell’ANBI non si esaurisce al delta del Po e alla situazione dei Castelli Romani, purtroppo riguarda un po’ tutta Italia e l’approvvigionamento idrico si sta configurando come un serio problema da affrontare in varie regioni del nostro Paese.

Questi in sintesi i dati riportati:

  • le altezze idrometriche del fiume Tevere sono inferiori a quelle degli anni precedenti
  • livelli minimi si registrano anche per Sacco ed Aniene
  • calano i livelli dei laghi d’Iseo e di Como, così come del Maggiore (ormai a pochi centimetri dal minimo storico)
  • in Valle d’Aosta cala il torrente Lys ed anche la Dora Baltea ha portate inferiori agli scorsi anni
  • l’indice semestrale SPI sul Piemonte indica una condizione di siccità estrema su circa il 90% della regione
  • molto grave la situazione delle riserve idriche della Lombardia, dove la neve è già quasi completamente sciolta
  • in Emilia Romagna il 50% del territorio presenta un bilancio idro-climatico da “bollino rosso” e le portate dei fiumi continuano a calare. Il Reno è sotto i minimi storici e l’unico corso d’acqua sano è il Panaro
  • record negativi anche in Toscana, dove a maggio le piogge sono state dal 50% al 70% in meno rispetto alla media storica e di conseguenza soffrono il Fiora e l’Ombrone sud-orientale, oltre che l’Arno e il Serchio
  • anche nelle Marche i livelli dei fiumi continuano a diminuire. Ma “resta confortante la situazione negli invasi, che continuano a contenere circa 4 milioni di metri cubi d’acqua di più dell’anno scorso“.
  • in Umbria il lago Trasimeno segna il livello più basso da maggio 2003
  • in  Campania c’è il rischio di siccità che riguarda i bacini dei fiumi Garigliano e Volturno ma anche il Sele e il Sarno
  • in Basilicata i livelli medi del fiume Agri sono più bassi rispetto al passato e dai bacini artificiali si attinge per un 1 milione di metri cubi d’acqua al giorno
  • in Puglia va anche peggio, in una settimana sono stati utilizzati circa 11 milioni di metri cubi di risorsa idrica
  • in Sardegna, vi è un “livello di pericolo” per i serbatoi dei sistemi idrici Nord-Occidentale, Alto Cixerri, Alto Coghinas. Non ci sono problemi invece nei bacini appartenenti ai sistemi idrici di Gallura e Tirso-Flumendosa
  • in controtendenza c’è l’Abruzzo dove, nonostante le scarse piogge del mese scorso, l’invaso della diga di Penne registra il record d’acqua invasata dal 2017

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Fonte: Osservatorio ANBI

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