L'agricoltura italiana è sempre meno "avvelenata" dai pesticidi: nell'ultimo decennio c'è stato una riduzione del 20% delle vendite di queste sostanze chimiche. Un dato che fa ben sperare, ma si può fare di più
Mentre in Paesi come la Francia l’utilizzo dei pesticidi è in aumento, l’Italia va verso un’altra direzione decisamente più sostenibile. Ad oggi, infatti, la nostra agricoltura risulta una delle nazioni più virtuose a livello europeo. Nell’ultimo decennio, infatti, si è assistito ad un taglio record del 20% delle vendite delle sostanze chimiche nel settore agricolo, che rappresentano una grave minaccia per la biodiversità (in particolare per gli insetti impollinatori), ma anche per la salute umana. Un dato che sorprende in positivo.
A renderlo noto è l’Eurostat, che ha realizzato un nuovo report (che riprende i i dati dell’Efsa) in occasione della Giornata mondiale della sicurezza alimentare, che si è tenuta ieri.
Cibi e bevande stranieri sono sei volte più pericolosi di quelli Made in Italy con il numero di prodotti agroalimentari extracomunitari con residui chimici irregolari che è stato pari al 5,6% rispetto alla media Ue dell’1,3% e ad appena lo 0,9% dell’Italia – con queste parole la Coldiretti commenta il risultato incoraggiante – Oggi l’agricoltura italiana è la più green d’Europa, con 316 specialità Dop/Igp riconosciute a livello comunitario e 526 vini Dop/Igp, 5333 prodotti tradizionali regionali censiti lungo la Penisola, la leadership nel biologico con oltre 80mila operatori bio.
Dal monitoraggio annuale dell’Efsa sulla contaminazione da pesticidi, è emerso che il 99% della frutta e della verdura è sicura e conforme ai limiti di legge, mentre il 40,3% conteneva residui di un pesticida (o più). La nostra nazione si è distinta positivamente per aver condotto il maggior numero di analisi sui prodotti di origine nazionale, ma anche su quelli importati.
Come si legge nel nuovo report dell’Eurostat, fra il 2011 e il 2020 le vendite di pesticidi sul territorio europeo sono rimaste relativamente stabili. Tra le sostanze chimiche maggiormente impiegate spiccano i fungicidi, i battericidi, gli erbicidi, gli acaricidi e i molluschicidi.
Nel seguente grafico viene mostrato l’andamento delle vendite di questi prodotti Paese per Paese in riferimento all’ultimo decennio:
Ad andare incontro ad un tipo di agricoltura più sana e sostenibile sono stati 11 Paesi membri dell’Ue, dove le vendite dei pesticidi sono calate significativamente nel periodo compreso tra il 2011 e il 2020: il calo più importante è stato registrato in Repubblica Ceca (-38%). A seguire Portogallo, Danimarca, Romania, Belgio, Irlanda, Italia, Svezia, Slovenia, Paesi Bassi e Cipro.
Il dato fa ben sperare, ma a preoccupare la associazioni del settore adesso è il tentativo di strumentalizzare gli effetti della guerra per ridurre le garanzie qualitative e di sicurezza degli alimenti ma anche la trasparenza dell’informazione ai consumatori, come sottolineato dalla Coldiretti, che lancia l’allarme sulla richiesta di deroghe alla legislazione vigente, l’innalzamento dei limiti massimi ai residui chimici presenti negli alimenti introdotta in Spagna per alcuni principi attivi e la richiesta di uso di Ogm non autorizzati.
A preoccupare è anche la possibilità di sostituire nei prodotti italiani l’olio di girasole con quello di palma (a causa della crisi delle importazioni causata dalla guerra in Ucraina) senza che venga indicato esplicitamente in etichetta. Insomma, con il conflitto in corso si rischia di fare passi indietro non indifferenti…
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Fonte: EUROSTAT
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