L'impianto è stato realizzato con successo usado le cellule della paziente e la stampa 3D: in futuro questa tecnica potrebbe essere ulteriormente sviluppata
Un team di chirurghi ha concluso con successo l’impianto del primo orecchio realizzato con cellule umane e stampato in 3D.
L’intervento è stato eseguito su una donna affetta da microtia, un difetto congenito che comporta il mancato o parziale sviluppo di uno o entrambi i padiglioni auricolari esterni.
Secondo il Centers for Disease Control and Prevention, la microtia colpisce circa un bambino ogni 2.000-10.000, soprattutto maschi. La microtia non è di per sé pericolosa o invalidante, ma i bambini possono sviluppare insicurezze e disturbi dell’umore a causa di bullismo e prese in giro.
Fino a oggi, gli interventi correttivi prevedevano l’uso di materiali sintetici o di tessuti prelevati dalle costole del paziente. Questa nuova tecnica sfrutta invece le cellule prelevate dall’orecchio sviluppato, che vengono poi coltivate e inserite in uno stampo. Lo stampo viene realizzato grazie alla scansione dell’orecchio del paziente e usato anche per creare un guscio biodegradabile che sostiene il nuovo tessuto e che poi viene assorbito.
La procedura chirurgica è meno invasiva rispetto all’uso della cartilagine costale per la ricostruzione e l’orecchio impiantato dovrebbe maturare nel tempo, sviluppando l’aspetto e l’elasticità di un orecchio normale.
L’impianto, chiamato AuriNovo, è stato sviluppato dalla società 3DBio Therapeutics e l’intervento chirurgico è stato guidato da Arturo Bonilla, fondatore e direttore del Microtia-Congenital Ear Deformity Institute di San Antonio, in Texas.
Come medico che ha curato migliaia di bambini con microtia da tutto il paese e in tutto il mondo, sono ispirato da ciò che questa tecnologia può significare per i pazienti con microtia e le loro famiglie – ha dichiarato il Dott. Bonilla.
L’intervento è parte di uno studio clinico che coinvolgerà undici pazienti affetti da microtia, allo scopo di valutare la sicurezza e l’efficacia di questa nuova tecnica.
Oltre a curare deformazioni o mancato sviluppo dell’orecchio, questo nuovo tipo di impianto otrebbe essere utilizzato per condizioni più gravi a carico delle cartilagini, come difetti o lesioni del naso, della colonna vertebrale, delle articolazioni.
In futuro potrebbe essere usato anche per ricostruire il tessuto mammario o di organi molto complessi come fegato, reni o pancreas, per trapianti salvavita.
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Fonte di riferimento: 3DBio
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