Latte “amaro” nei biberon: più della metà delle formule ha anomalie in etichetta

Il latte artificiale è considerato l’unica alternativa sicura al latte materno nel caso non sia possibile allattare naturalmente il bambino, ma il pericolo che non sia di ottima qualità è sempre dietro l'angolo

Gli alimenti per lattanti e gli alimenti di proseguimenti sono alimenti specifici destinati a bimbi di età inferiore a un anno. Ciò vuol dire che sono destinati a una fascia di popolazione particolarmente vulnerabile, ma sono sempre sicuri? Per tener conto di fragilità ed esigenze nutrizionali molto specifiche, i regolamenti ne disciplinano precisamente la composizione. Ma le regole sono sempre applicate?

È questa la domanda che si è posta la DGCCRF, la Direzione generale per la repressione frodi francese, che ha effettuato un’analisi sul mercato del latte artificiale. Dalla sua indagine sono effettivamente emerse delle criticità nella chiarezza degli ingredienti e della tabella nutrizionale.

Il rispetto dei criteri di composizione è infatti di primaria importanza. I bambini di età inferiore a un anno hanno esigenze nutrizionali che possono essere soddisfatte solo dal latte materno o da alimenti appositamente formulati per questo scopo.

Questa caratteristica è tanto più importante in quanto al di sotto dei 6 mesi i bambini non allattati al seno vengono alimentati esclusivamente con questo tipo di latte artificiale. Questa bevanda deve quindi assolutamente fornire loro tutti i nutrienti necessari per la loro crescita e sviluppo.

Lo studio

Alla base dello studio, i due tipi di formule per bambini: gli alimenti per lattanti – che sono destinati all’alimentazione dei lattanti durante i primi mesi di vita e che soddisfano le loro esigenze nutrizionali da soli fino a quando non viene introdotta un’alimentazione complementare appropriata; la formula di proseguimento – che è un alimento destinato all’alimentazione dei lattanti quando viene introdotta l’alimentazione complementare e sono il principale elemento liquido di una dieta progressivamente diversificata.

Gli studiosi hanno preso in esame 45 stabilimenti, coprendo la fase di produzione, la distribuzione di massa e il circuito farmaceutico, e raccogliendo 43 campioni, sia in polvere che in formato liquido. Si sono poi effettuate 115 analisi coprendo circa 60 parametri, tra cui contenuto energetico, composizione di macronutrienti come proteine ​​e grassi o di micronutrienti come vitamine e minerali.

Gli inquirenti hanno quindi confrontato i loro risultati con la composizione delineata dai regolamenti ed è emerso che un l’81% dei campioni (35 campioni) non presentava anomalie di composizione.

In otto campioni si sono registrate invece discrepanze tra i livelli imposti di alcuni nutrienti e i livelli osservati.

La dichiarazione nutrizionale

Il regolamento INCO dell’Ue (entrato in vigore nel 2014) ha rafforzato le regole di etichettatura a livello europeo per consentire ai consumatori di conoscere la composizione nutrizionale della maggior parte dei prodotti alimentari preconfezionati. La normativa impone criteri rigorosi per la presentazione della dichiarazione nutrizionale, per consentire al consumatore di confrontare facilmente gli alimenti tra loro. Questa deve essere presentata sotto forma di tabella e deve essere espressa, per 100 g o 100 ml, in unità di misura in valori fissati per energia o nutrienti (ad esempio “zuccheri: 12 g per 100 g di prodotto” ).

Ora, l’indagine condotta da DGCCRD ha mirato anche a verificare proprio la qualità della dichiarazione nutrizionale: dei 43 prodotti controllati, l’84% presentava anomalie di etichettatura.

31 campioni presentavano anomalie solo nella dichiarazione nutrizionale, mentre 5 presentavano anomalie nella dichiarazione nutrizionale legate ad anomalie generali dell’etichettatura (nessuna indicazione dell’elenco degli ingredienti su un sito di vendita online, dichiarazione degli oli vegetali in modo impreciso e tale da indurre in errore il consumatore).

Le anomalie riguardavano da 1 a 15 nutrienti a seconda dei casi, con una media di 4 nutrienti interessati. Nessuna assenza di dichiarazione nutrizionale è stata annotata sui prodotti, ma due società non hanno incluso questa dichiarazione sul loro sito web.

Questi i risultati del test francese che pecca però di una cosa: non c’è traccia sul documento del DGCCRF di quali siano stati gli stabilimenti analizzati né tanto meno i marchi posti sotto la lente di ingrandimento.

Quello che è certo è che di studi sulla qualità del latte artificiale se ne sono fatti a iosa (l’ultima è una ricerca che ha evidenziato in 54 latti la presenza di 45 sostanze tra micotossine e principi attivi farmaceutici) e sempre se ne faranno.

Le formule per lattanti sono alimenti complementari che in molti casi occupano un posto di rilievo nell’alimentazione infantile e che diventano un prodotto essenziale quando l’allattamento al seno non è disponibile.

Le raccomandazioni mondiali per l’alimentazione infantile prevedono l’allattamento al seno almeno fino a 6 mesi di età e l’alimentazione complementare dal punto di vista nutrizionale dai 6 mesi ai 2 anni o più. Per salvaguardare la salute dei bambini, è essenziale garantire che i prodotti commercializzati siano idonei, per cui nella loro produzione dovrebbe essere richiesta un’adeguata selezione delle materie prime, che includa rigorose limitazioni sui residui di contaminanti.

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Fonte: DGCCRF

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