La maggior parte delle sostanze chimiche presenti nei materiali che entrano a contatto con gli alimenti non viene aggiunta intenzionalmente durante il processo di produzione e né è attualmente elencata tra quelle adatte all’uso alimentare
L’imballaggio alimentare sembra il nuovo male del secolo. Onnipresente anche quando non è necessario, è troppo spesso (sempre) composto da sostanze chimiche pericolose che possono migrare negli alimenti. Un team di scienziati internazionali ha compilato un nuovo database di ben 3.240 sostanze chimiche potenzialmente dannose che sono state misurate come “materiali a contatto con gli alimenti (FCM)”, come apparecchiature per l’imballaggio e la lavorazione, utensili e contenitori per alimenti riutilizzabili. E i numeri sono sconcertanti.
Il 65% di queste sostanze chimiche non era noto in precedenza per essere utilizzato negli FCM: a dirlo è un nuovo rapporto “Systematic evidence on migrating and extractable food contact chemicals: Most chemicals detected in food contact materials are not listed for use” pubblicato sul Critical Reviews in Food Science and Nutrition, in cui i ricercatori hanno trovato prove per 2.881 sostanze chimiche a contatto con gli alimenti (FCC) che possono trasferirsi negli alimenti stessi o nelle bevande da sei tipi di gruppi di materiali, tra cui plastica, carta e cartone, metallo, multimateriale, vetro e ceramica e “altro”.
Di questi, poco più di un terzo (1.013 – 35%) era elencato e precedentemente noto per essere utilizzato nel processo di produzione.
Siamo rimasti sorpresi di trovare una sovrapposizione così piccola tra le sostanze chimiche rilevate e quelle elencate come utilizzate intenzionalmente – dice uno dei coautori dello studio, Olwenn Martin (UCL Arts & Humanities). Sebbene esaminiamo le FCC individualmente, la realtà è che siamo esposti a miscele – o cocktail – di sostanze chimiche che migrano continuamente nel nostro cibo.
Analizzando le informazioni provenienti da 1.210 studi esistenti, i risultati del documento sono alla base di un nuovo database unico nel suo genere, che mira a far luce sulle migliaia di sostanze chimiche presenti negli alimenti confezione.
Lo strumento di mappatura online, il “Database on Migrating and Extractable Food Contact Chemicals” (FCCmigex*), ha raccolto i dati di 1.210 studi e ha riunito gli scienziati dell’FPF con quelli di otto istituzioni accademiche in Europa e Nord America, inclusa l’UCL.
Il nuovo strumento fornisce informazioni su centinaia di sostanze chimiche di cui si sa molto poco in termini di utilizzo e comportamento migratorio degli alimenti. Gli autori ritengono che i nuovi dati siano fondamentali per determinare i rischi per la salute umana e sperano che i risultati contribuiscano anche allo sviluppo di materiali non pericolosi che portino a alimenti più sicuri, nonché a un’economia più circolare Di tutti i materiali studiati, la plastica – sembra scontato – è risultata essere la più studiata nei 1.210 studi, con un totale di 1.975 FCC ad essa collegati.
Lo studio amplia l’elenco delle FCC conosciute. Un database pubblicato in precedenza, FCCdb, aveva mostrato che c’erano 12.285 FCC elencati per l’uso. Questo studio aggiunge 1.868 FCC – che non sono elencati per l’uso – al totale, facendo alzare la cifra di FCC noti a 14.153.
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Fonti: Critical Reviews in Food Science and Nutrition / UCL / Food Packaging Forum
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