Congedo mestruale: la lista dei Paesi in cui già esiste (mentre in Italia abbiamo abbassato l’Iva sugli assorbenti “solo” al 10%)

La Spagna è il primo Paese dell'Ue a concedere alle donne il congedo mestruale a chi soffre di dismenorrea. Ma quali sono gli altri Stati del mondo che prevedono questo diritto? E che aria tira in Italia?

L’approvazione del disegno di legge che introduce il congedo mestruale in Spagna ha infiammato l’opinione pubblica di tutta Europa. Si tratta, infatti, del primo Paese a livello europeo che concedere questo importante diritto alle donne. Il congedo verrà riconosciuto a quelle donne che soffrono di dolori mestruali molto forti e quindi invalidanti. Per ottenerlo, però, sarà necessario presentare al datore di lavoro un certificato medico.

Se per molte donne si tratta di una grande vittoria a tutela del loro benessere fisico e mentale, secondo altri (comprese le stesse donne e gli operatori sanitari), il congedo rischia di stigmatizzare ancora di più le lavoratrici, vittime di discriminazioni e spesso considerate più vulnerabili rispetto ai loro colleghi uomini.

Come anticipato, per il Vecchio Continente, questo diritto concesso dalla Spagna rappresenta una novità. Ma nel resto del mondo ci sono altri Paesi che prevedono il congedo per chi soffre di dismenorrea già da tempo, ovvero:

  • il Giappone
  • la Corea del Sud
  • Indonesia
  • Taiwan
  • Zambia

Insomma, l’Asia è molto più degli altri continenti, almeno in questo senso. Per le donne che devono fare i conti con sintomi invalidanti come crampi forti, nausea e svenimenti lavorare diventa davvero pesante.

E in Italia?

Che dire, invece, dell’Italia? Nel nostro Paese tutto tace, gli unici dibatti sono quelli fra gli utenti sui social. Al momento non c’è nessuna proposta di legge in cantiere sull’introduzione del congedo mestruale. Nel 2016 è stata proposta e discussa una legge in Parlamento per concedere alle donne questo diritto, ma è presto naufragata. Siamo ancora parecchio indietro sul fronte dei diritti delle donne.

Queste ultime si ritrovano a fare spese non indifferenti per acquistare tamponi e assorbenti, visto che l’Iva non è stata azzerata o ridotta al 4% come chiesto da associazioni e movimenti femministi. Dopo anni di battaglie, il Governo ha deciso di ridurla soltanto dal 22% al 10%. Un “contentino” se guardiamo ad altre nazioni europee come l’Irlanda, che ha eliminato la tampon tax nel 2006, e il Regno Unito, che l’ha azzerata la scorso anno.

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