Ketchup in bottiglie di carta al posto della plastica, l’ultima trovata della multinazionale Kraft Heinz

Già stride il concetto che una multinazionale scelga “processi sostenibili” per i suoi prodotti. Se poi mette in mezzo la carta come esclusivo sostitutivo della plastica in nome del green, c’è qualcosa che non quadra

The Kraft Heinz Company, la multinazionale a noi nota soprattutto per il famoso ketchup, annuncia una collaborazione con Pulpex, azienda nel settore degli imballaggi cartacei, per lavorare alla creazione di un prototipo di bottiglia in carta proprio per le famose salse.

Ciò all’interno di un obiettivo più ampio: entro il 2025, infatti, Kraft Heinz punta a rendere tutti i suoi imballaggi riciclabili, riutilizzabili o compostabili. L’azienda aveva già introdotto tappi riciclabili per le sue bottiglie di plastica per salse squeezy, che, dicono, contengono il 30% di contenuto riciclato nell’Unione europea.

Kraft Heinz, il colosso internazionale del food da 25 miliardi di dollari di fatturato globale, insomma, e che in Italia è presente soprattutto nel settore salse e baby food (suoi sono i marchi Plasmon, Cuore di Natura, Nipiol, Dieterba) e del medical food con i marchi Biaglut (senza glutine) e Aproten (ipoproteici), è pronta a investire sulla ecosostenibilità.

Greenwhashing?

Carta o plastica?

Tantissime sono oramai le aziende alimentari che stanno rivedendo i loro packaging in un’ottica più green con lo scopo di eliminare la plastica e favorire l’utilizzo di materiali ecosostenibili. Anche nel banco freezer, per esempio, troviamo sempre più spesso confezioni di carta o, meglio ancora, compostabili.

Ma è sempre la scelta giusta?

Secondo quanto si legge sul comunicato di Kraft Heinz le nuove bottiglie saranno a base di carta, rinnovabile e riciclabile, realizzata al 100% con polpa di legno proveniente da fonti sostenibili.

La bottiglia a base di polpa diventerebbe l’ultima opzione disponibile per i fan di HEINZ Tomato Ketchup, unendosi all’iconica bottiglia di vetro riciclabile HEINZ e alla bottiglia di plastica – si legge, nonché alle bottiglie di plastica da spremere con il loro contenuto riciclato del 30% (disponibile solo nell’UE) e del 100% tappi riciclabili.

Ma sarà meglio? Difficile dirlo. Il comunicati stampa di Pulpex e di Heinz poco dicono in merito al modo in cui verrà sviluppato il prototipo, ma si parla solo di polpa di legno proveniente da fonti sostenibili. Il che lascia presagire un giro di processi produttivi in ogni caso impattabili.

L’impiego di carta e cartone stampato e non per alimenti può inevitabilmente portare con sé il rischio legato alla presenza di sostanze chimiche problematiche in grado di migrare negli alimenti. Una su tutte, la criticità maggiore, più che alla carta, potrebbe riguardare gli inchiostri da stampa per gli imballi alimentari (miscele chimiche complesse di coloranti, leganti, solventi e additivi in cui possono essere impiegate oltre 5.000 sostanze diverse).

E non solo: spesso queste confezioni sono in poliaccoppiato, ossia di un materiale a più strati. Quali sono questi strati? Polietilene vegetale, strato adesivo impermeabile, carta e alluminio. Una volta raccolta separatamente, difficilmente questo tipo di confezione sarà davvero avviata al riciclo (e considerate che almeno in Italia sono pochissimi gli impianti ad hoc).

Come avevamo già avuto modo di spiegare riguardo all’aumento di casi di acqua in brick, sono ancora pochi gli impianti al mondo in grado di riciclare i classici brik efficacemente e in grado di recuperare e valorizzare tutte le tre componenti: 170 di cui 20 in Europa e soltanto due in Italia.

Il paradosso è quindi questo: le bottiglie in PET, al contrario dei contenitori in poliaccoppiato, sono facilmente riciclabili e si possono ormai realizzare con plastica riciclata e piccole percentuali di polimero vergine. Ma le confezioni in “carta”?

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Fonti: Kraft Heinz / Pulpex

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