Mangiare le stesse calorie di mandorle e patatine fritte sembrerebbe non avere effetti sull'aumento di peso corporeo, ma basta a dire che le chips sono uno snack sano?
Chi non vorrebbe mangiare ogni giorno una porzione di patatine fritte…ma sappiamo che questo cibo non è proprio il massimo per la nostra salute. Al contrario, fra gli spuntini “salutari” più suggeriti dai nutrizionisti compaiono spesso frutta secca e semi oleosi, ricchi in proteine e acidi grassi Omega-3.
Eppure un recente studio condotto dai ricercatori dell’Università di Harvard suggerisce che non esiste alcuna differenza significativa tra mangiare una porzione da 300 calorie di patatine fritte e una porzione da 300 calorie di mandorle ogni giorno per un mese, in termini di aumento di peso o altri indicatori di rischio per la nostra salute (legati, per esempio, all’insorgenza del diabete).
Lo studio ha seguito per un mese un campione di 180 adulti divisi in tre gruppi, ad ognuno dei quali è stato assegnato un diverso spuntino quotidiano – mandorle, patatine fritte, patatine fritte con mix di erbe aromatiche, tutti con lo stesso peso in termini di apporto calorico.
Non sono state osservate variazioni nel peso corporeo fra coloro che hanno mangiato patatine e quelli che hanno mangiato mandorle. Insomma, sembrerebbe che non ci sia alcuna differenza fra consumare patatine fritte e frutta secca per merenda, ma è proprio così?
In realtà, confrontando i valori di insulina nel sangue fra i vari gruppi di partecipanti, si è osservata un’impennata dopo l’assunzione delle patatine che non si è vista dopo aver consumato le mandorle. Ciò è coerente con l’aumentato rischio di insorgenza del diabete di tipo 2 per chi consuma frequentemente alimenti come le patatine fritte.
C’è da dire che lo studio ha avuto una durata troppo breve (30 giorni) affinché i suoi risultati fossero degni di essere presi in considerazione – come spiega il professor Willett, della Harvard School of Medicine:
Abbiamo imparato da molti studi negli ultimi due decenni che gli studi sulla perdita di peso che durano meno di un anno possono dare risultati fuorvianti, quindi uno studio della durata di soli 30 giorni è tutt’altro che inutile. Ad esempio, studi di sei mesi o meno mostrano che le diete povere di grassi riducono il peso corporeo, ma studi che durano un anno o più mostrano il contrario.
Inoltre, lo studio di cui abbiamo parlato è stato finanziato dall’industria delle patate – quindi, per quanto sia veritiero, va considerata la parzialità di chi ha sostenuto l’osservazione. In effetti, consumare patatine fritte ogni tanto non fa male alla salute, ma trasformarle nella merenda quotidiana può comportare dei rischi non necessariamente connessi all’aumento di peso, ma comunque da non sottovalutare.
(Leggi anche: Anche solo una porzione in più di fritto a settimana aumenta il rischio di infarti e ictus)
Al contrario, la frutta secca (in questo caso, le mandorle) consumata come spuntino offre una moltitudine di benefici per il nostro corpo – fra cui fornire un giusto apporto di fibre, grassi Omega-3 e proteine, nonché contribuire all’abbassamento del colesterolo nel sangue – e non ha effetti collaterali.
L’unica chiara scoperta era che il consumo di patatine fritte aumentava la glicemia e la secrezione di insulina molto più delle mandorle – spiega ancora il dottor Willett. – Ciò è coerente con gli studi a lungo termine che dimostrano che il consumo di patate è associato a un aumentato rischio di diabete di tipo 2, soprattutto se confrontato con i cereali integrali.
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Fonte: Harvard Medical School
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