La shrinkflation colpisce anche saponi, snack e altri prodotti in India, a conferma che questo fenomeno è molto diffuso in tutto il mondo e, come consumatori, soprattutto in questo periodo dobbiamo stare particolarmente attenti
Torniamo a parlare di shrinkflation, pratica diffusa ormai da diversi anni con cui i produttori riescono ad aumentare il loro margine di guadagno mantenendo stabili i prezzi. Al consumatore sembra di pagare la solita cifra ma è solo una “illusione”, in quanto il prodotto è stato ridotto di dimensioni o contenuto.
Insomma, si paga uguale, è vero, ma si ottiene di meno e spesso il consumatore non se ne accorge.
Come già dicevamo, questa soluzione trovata dalle aziende per non aumentare i prezzi è in realtà diffusa da tempo un po’ in tutto il mondo, anche se è stata segnalata per la prima volta negli Usa. Non fa eccezione neppure l’Italia, né un Paese particolarmente popoloso e con una certa povertà diffusa come l’India.
In questi giorni, i quotidiani economici indiani stanno segnalando che, nonostante l’aumento dell’inflazione, alcuni prodotti come saponi e biscotti “stranamente” non stanno cambiando di prezzo. Come è possibile? Semplice, vengono ridotti i quantitativi all’interno delle confezioni, dunque il peso del prodotto è cambiato.
Le aziende stanno usando quindi proprio la “shrinkflation” per far fronte ai prezzi di produzione più elevati ma allo stesso tempo mantenere gli (ignari) clienti, che nella maggior parte dei casi non si accorgono dei cambiamenti.
Questo “giochetto” viene fatto da diverse aziende, tra cui l’unità indiana di Unilever Plc, la Britannia Industries Ltd e Dabur India Ltd che hanno scelto nell’ultimo periodo di “alleggerire” alcuni prodotti.
Ritesh Tiwari, Chief Financial Officer di Hindustan Unilever (i cui prodotti sono utilizzati quotidianamente da 9 famiglie indiane su 10) l’ha proprio dichiarato pubblicamente: ridurre il quantitativo di alcuni prodotti è “l’unico modo per noi di accettare gli aumenti di prezzo“.
Qualche esempio di shrinkflation? In India il famoso sapone Vim da 10 rupie (13 centesimi) circa 3 mesi fa pesava 155 grammi mentre ora il peso è di 135 grammi. L’aloo bhujia, invece, un popolare snack croccante e salato, è sceso a 42 grammi dai precedenti 55 grammi.
Un’altra tattica emergente tra le aziende in India (e non solo) consiste nell’offrire i cosiddetti pacchetti “ponte”. Hindustan Unilever, ad esempio, ha introdotto una nuova dimensione intermedia tra il sapone Lifebuoy da 10 e quello da 35 rupie, il che gli consente di ridurre il peso guadagnandoci di più.
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Tra inflazione, carenza delle materie prime dovuta al conflitto in corso, e produttori che forse si approfittano un po’ della situazione, dobbiamo stare particolarmente attenti a ciò che acquistiamo. Ricordate sempre di valutare il prezzo al chilo/litro di un prodotto e non quello finale.
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Fonte: The Economics Times India
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