Collari a punte: lo Stato australiano del Queensland li vieta, mentre in Italia sono ancora legali come quelli elettrici

In Australia, nello Stato del Queensland, i collari a punte saranno vietati dalla legge poiché brutali e fonti di sofferenza per i cani. Il divieto per questi tipi di collari costrittivi è già in vigore in molti Paesi del mondo, ma non in Italia dove collari a punte, elettrici e a strozzo sono legali

Niente più collari a punta per cani in Queensland, Stato australiano orientale, che ha scelto di renderli illegali, ritenendoli una vera e propria crudeltà nei confronti dell’animale. La proposta di legge è stata annunciata dalla premier Annastacia Palaszczuk sui social ed entrerà in vigore nelle prossime settimane.

Si tratta di una decisione voluta in primis dai cittadini del Queensland che chiedono da tempo leggi più severe e sanzioni più elevate per punire ogni forma di maltrattamento animale.

I collari a punta, nello specifico, sono stati definiti disumani poiché coercitivi. Questo tipo di collare insegna al cane ad aver paura, infliggendogli una punizione e quindi dolore. Ogni qualvolta che si esercita una pressione sul guinzaglio, il collare si stringe e le sue punte finiscono nella pelle dell’animale. Oltre alla sofferenza e al timore questo tipo di collare può danneggiare la trachea del cane.

Ben presto il suo utilizzo sarà però considerato reato nel Queensland. Assieme a tale proposta altri emendamenti presentati in Parlamento andranno a rafforzare le leggi sulla protezione degli animali in un’ampia revisione già resa nota nel 2020.

Com’è la situazione nel resto del mondo

Attualmente il collare a punte è stato bannato dalla provincia canadese del Québec, Nuova Zelanda, Austria, Svizzera e da alcuni Stati dell’Australia che lo considerano obsoleto e nocivo al benessere del cane.

E in Italia?

In Italia sono i singoli Comuni a valutare la questione. Manca infatti una legge nazionale che ne vieti la vendita e l’utilizzo sul territorio italiano. Le proteste da parte di animalisti ed educatori, che si oppongono da tempo a queste arcaiche torture legalizzate, sono rimaste a lungo inascoltate.

Non solo il collare a punta non lavora sul comportamento dell’animale poiché sopprime un atteggiamento piuttosto che cambiarlo, ma può far insorgere altre problematiche comportamentali quali: ansia, aggressività reindirizzata. Eppure c’è ancora chi considera collari elettrici e a punte un valido strumento per l’addestramento.

Tutt’oggi nel Belpaese si può acquistare e far uso di collari a strozzo, a punte, o ancor peggio elettrici, seppur in netto contrasto con le norme vigenti che considerano reato “qualsiasi forma di addestramento fondata esclusivamente su uno stimolo doloroso” come recita il Codice penale all’art. 727.

La decisione spetta perciò ai singoli TAR fin quando il nostro Paese non si deciderà a vietare questi strumenti violenti e assolutamente non necessari. Ma costa stiamo aspettando a prendere esempio dalla legge del Queensland?

Fonte: Annastacia Palaszczuk /Twitter

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