Arrivano nuovi Licei per la Transizione Ecologica e Digitale, da settembre al via (ma da chi sono promossi?)

La sperimentazione, alla quale hanno aderito 27 istituti in tutta Italia, mette in rete scuole, aziende e università. Il nuovo percorso dovrebbe unire la tradizione umanistica e scientifica del Liceo con tecnologia e materie STEM. Ma c’è qualcosa che non ci convince, nella formazione che offrirà e nelle sue origini

Sia chiaro: trasferire alle nuove generazioni competenze in fatto di transizione ecologica è qualcosa di encomiabile che va fatto, ma se l’iniziativa parte da un manipolo di aziende che di green hanno poco un po’ di dubbi ci vengono in mente e ci domandiamo: possibile che quando in Italia si parla di transizione ecologica spuntino fuori sempre le stesse mega-aziende?

La notizia è questa: dal prossimo anno scolastico prenderà il via il nuovo Liceo quadriennale per la Transizione Ecologica e Digitale, un percorso formativo che coinvolgerà 27 scuole superiori di tutta Italia, quattro università e le aziende di un consorzio.

Lo scopo sarà quello di mettere insieme in un solo programma didattico le conoscenze umanistiche e scientifiche tradizionali con una maggiore attenzione alle materie STEM (Science, Technology, Engineering, Mathematics).

Alle lezioni in aula si aggiungono workshop settimanali con esperti su temi altamente specialistici, summer camp, tirocini, soggiorni all’estero organizzati con il supporto delle reti internazionali messe a disposizione dalle aziende aderenti al progetto, si legge.

Inoltre, la sperimentazione prevede un metodo didattico orientato al futuro, con l’inserimento del singolo istituto scolastico in una rete di cooperazione tra scuole che aderiscono al progetto, università e aziende.

Al termine del percorso di studi, poi, i ragazzi usciranno fuori con un diploma di maturità Scientifica delle Scienze Applicate che sarà riconosciuto da tutte le università italiane e straniere.

Il progetto si inserisce nel piano delle 1000 nuove classi quadriennali lanciato dal Ministero dell’istruzione e, come si legge ancora nella nota stampa, nasce per iniziativa di Consel, consorzio di oltre 100 grandi gruppi e aziende dell’ente di formazione ELIS, durante il semestre di presidenza Snam.

Eccolo il punto. L’iniziativa, come dicevamo, è encomiabile, ma basta sfogliare qualche pagina nel web per rendersi conto di come nasca non da una vera, concreta riforma strutturale della scuola – che pure invochiamo a gran voce da anni – ma da iniziative promosse in buona sostanza da affini all’Opus Dei, ad Eni e altri.

Se Snam, infatti, è una delle aziende all’interno della filiera del gas attiva nel trasporto, stoccaggio e rigassificazione del metano, il Consorzio Elis, che si definisce “una realtà no profit che forma persone al lavoro, sulla scia dei valori di san Josemaría, fondatore dell’Opus Dei”, annovera tra le aziende che ad esso fanno capo nomi come Accenture, Acea, ENI Corporate University o Italcementi.

Nomen omen, in pratica. Complicato insegnare transizione ecologica partendo da queste basi, non credete?

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Fonte: SNAM

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