Vogliono mettere un parasole sulla Terra per rallentare il riscaldamento globale, ma non è affatto una buona idea

L'uso della geo-ingegneria per rallentare il riscaldamento globale aumenterebbe il rischio di diffusione di patologie come la malaria, allertano gli scienziati. Realizzare un parasole iniettando nella stratosfera una soluzione aerosol in grado di “mettere in pausa” i raggi è una follia

Resta ormai poco tempo per salvare l’umanità e il Pianeta dalla distruzione, e gli scienziati le provano tutte per guadagnare qualche anno in più – anche proponendo invenzioni che, anziché sostenere un futuro più green, si rivelano essere vere e proprie trappole per noi esseri umani, andando a generare rischi finora non contemplati.

È il caso della geo-ingegneria, una nuova scienza che combina i progressi fatti in campo scientifico-tecnologico con la ricerca di soluzioni volte a contenere gli effetti dell’inquinamento e della crisi climatica in atto. Fra le ipotesi proposte in questi anni dalla geo-ingegneria, la rimozione meccanica della CO2 presente nell’ambiente in modo che la nostra atmosfera assorba meno calore e il contenimento dei raggi solari.

(Leggi anche: Così vogliono stoccare miliardi di tonnellate di CO2 negli Oceani per secoli)

Secondo uno studio appena pubblicato, le tecniche meccaniche immaginate per riflettere la luce solare nello spazio, evitando così ulteriori aumenti della temperatura terrestre, esporrebbero oltre un miliardo di persone al rischio di contrarre la malaria: in particolare, il riferimento è ad un “parasole” spaziale realizzato iniettando nella stratosfera una soluzione aerosol in grado di “mettere in pausa” i raggi del Sole.

Gli autori della ricerca hanno creato un modello al computer nel quale si immagina la trasmissione della malaria in due scenari futuri – il primo con livelli medi di riscaldamento globale e con la presenza del parasole di cui abbiamo parlato, il secondo con livelli alti di riscaldamento globale e senza l’ausilio della geo-ingegneria – indagando su quali fossero le temperature più favorevoli alla proliferazione della zanzara Anopheles, responsabile della malaria.

Si prevede che, in alcune aree del mondo dove l’aumento delle temperature ha sterminato la zanzara della malaria, una rapida inversione climatica dovuta alla presenza del parasole possa portare a una nuova proliferazione dell’insetto e, conseguentemente, della malattia.

Come spiegato dal professor Colin Carlson, autore dello studio, in un’intervista al quotidiano The Guardian bisogna valutare bene gli effetti dell’adozione di tali dispositivi in un’ottica più ampia, che coinvolge milioni di persone in tutto il mondo: infatti, se la geo-ingegneria finisse con il danneggiare le popolazioni attualmente più interessate dagli effetti negativi del riscaldamento globale, penalizzandole ulteriormente, forse non è tanto una buona idea come pensato all’inizio.

I modelli matematici confermano quanto temuto dai ricercatori: l’utilizzo di dispositivi meccanici volti a riflettere i raggi solari ridurrebbe la diffusione della malaria in alcune aree del mondo, ma l’aumenterebbe in altre: in particolare, si è ipotizzato un minore rischio di contagio nel subcontinente indiano, compensato da un aumento dei casi nel sud-est asiatico.

Fonti: Nature Communication / The Guardian

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