IPCC, attesa per il report: gli allarmi degli scienziati si scontrano con la guerra in Ucraina e la crisi energetica

Il terzo volume (WGIII) del Sesto Rapporto di Valutazione dell'IPCC sulla mitigazione dei cambiamenti climatici stenta ad uscire. Il motivo sarebbe uno solo: i Governi sono accusati di cercare di annacquare i risultati

Mancherebbero poche ore, oramai (dopo vari ritardi), alla pubblicazione del terzo dei tre volumi del Sesto rapporto di valutazione sui cambiamenti climatici (AR6, Sixth Assessment Report), ovvero quello realizzato dal “Gruppo di lavoro 3” (WGIII).

Il contributo del Gruppo di lavoro III al Sesto Rapporto di Valutazione dell’IPCC affronta tutti gli aspetti della mitigazione, da quelli più strettamente economici a quelli politici e sociali, includendo per la prima volta un capitolo dedicato all’innovazione e al progresso tecnologico verso la decarbonizzazione.

Il mondo deve abbandonare i combustibili fossili con urgenza, piuttosto che affidare il clima futuro a “tecno-aggiustamenti” non sperimentati come l’aspirazione del carbonio dall’aria, hanno esortato scienziati e attivisti, mentre i Governi ancora discutevano sui cambiamenti dell’ultimo minuto.

I colloqui sulla bozza finale dell’ultima valutazione completa delle scienze del clima, del Gruppo intergovernativo di esperti sui cambiamenti climatici (IPCC), hanno superato la scadenza di domenica. Scienziati e governi erano bloccati su un forte disaccordo su questioni come quanti finanziamenti sarebbero stati probabilmente necessari ai Paesi in via di sviluppo per affrontare la crisi climatica e quale enfasi dare a politiche come l’eliminazione graduale dei sussidi ai combustibili fossili.

I governi sono stati accusati di aver cercato di annacquare le scoperte degli scienziati, originariamente previste per la pubblicazione. Questa è di fatto la terza parte dell’ultima valutazione storica dell’IPCC e anche la più controversa perché copre le politiche, le tecnologie e le finanze necessarie per ridurre le emissioni di gas serra.

L’IPCC è un gruppo internazionale di esperti del clima istituito nel 1988 dall’Organizzazione Meteorologica Mondiale (WMO) e dal Programma ambientale delle Nazioni Unite (UNEP) per valutare la letteratura scientifica internazionale sui cambiamenti climatici e proporre periodici rapporti di valutazione utili a guidare i decisori politici, l’economia e la società nel compiere le migliori scelte per attenuare e affrontare una delle più grandi sfide che l’umanità si trovi di fronte.

Il secondo dei tre volumi del sesto rapporto di valutazione sui cambiamenti climatici era stato diramato a febbraio scorso, ovvero quello realizzato dal “Gruppo di lavoro 2” (WGII), e dedicato allo stato delle conoscenze sugli impatti, l’adattamento e la vulnerabilità ai cambiamenti climatici. Leggi anche: Rapporto IPCC: siamo agli sgoccioli! La finestra temporale per agire sta per chiudersi

Il primo volume, invece, fu pubblicato il 9 agosto 2021 e coprì la scienza fisica del cambiamento climatico, mostrando che il mondo aveva solo una minima possibilità di limitare il riscaldamento globale a 1,5°C.

Cosa prevedrà l’ultimo volume? L’ultimo avvertimento dell’IPCC – l’ultima puntata di un gigantesca valutazione globale, prima che un rapporto di sintesi di ottobre raccolga i messaggi chiave in tempo per l’incontro dei governi per il vertice delle Nazioni Unite sul clima Cop27 in Egitto questo novembre – arriva in un momento cruciale. Molti Paesi, inclusi Stati Uniti, Unione europea e Regno Unito, stanno riconsiderando la loro dipendenza dai combustibili fossili alla luce della guerra in Ucraina, che ha spinto i prezzi dell’energia già elevati a livelli record. L’energia è ora vista come una questione di sicurezza nazionale e la crisi del costo della vita in molti Paesi sta costringendo i governi a ripensare i modi per proteggere i propri cittadini dai prezzi elevati e dal collasso climatico.

È probabile che l’IPCC nel suo rapporto più ampio metta in guardia sul fatto che le tecniche che rimuovono il carbonio dall’aria, come la cattura e lo stoccaggio del carbonio, utilizzate per neutralizzare le centrali elettriche a combustibili fossili, e tecnologie come la “cattura diretta dell’aria” non sono provate e potrebbero essere proibitivamente costose da utilizzare rapidamente nei tempi richiesti.

Ma cosa dobbiamo aspettarci da questa nuova edizione?

Secondo Italy for Climate, l’unica organizzazione in Italia ad aver prodotto una Roadmap per la neutralità climatica dell’Italia, sono tre i punti essenziali:

  • il Rapporto probabilmente confermerà quanto già molti scienziati, e la stessa IPCC, stanno ribadendo da tempo: le azioni di mitigazione hanno l’obiettivo di ridurre le emissioni di gas serra che immettiamo in atmosfera, e che sono direttamente responsabili dell’aumento di temperatura (e quindi del riscaldamento globale)
  • per ridurre al minimo le conseguenze più disastrose dei cambiamenti climatici, le emissioni globali di gas serra dovrebbero arrivare quasi a zero intorno al 2050 (forse anticipando questa data nella nuova edizione), e rispetto ad oggi dovremmo almeno dimezzarle già intorno al 2030. Conseguire una tale riduzione delle emissioni significa mettere in campo azioni di mitigazione su una scala senza precedenti, riconvertendo progressivamente tutti i modelli di produzione e di consumo del mondo di oggi (nell’industria, nei trasporti, nelle nostre abitazioni e uffici)
  • un probabile messaggio chiave sarà che quanto abbiamo fatto fino ad oggi non è sufficiente e dobbiamo accelerare moltissimo sulla strada della transizione verso una economia a zero emissioni. I tentativi di una ripresa economica in chiave di sostenibilità attualmente non stanno producendo risultati e ogni anno che passa la finestra per raggiungere gli obiettivi di mitigazione dei cambiamenti climatici (a partire da quelli previsti al 2030 che ormai sono molto vicini) diventa sempre più stretta.

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Fonte: IPCC / The Guardian

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