Un imprenditore scomparve nel lontano 2015 e oggi, per verificare alcune tesi, si chiede di bruciare un maiale. Il macabro epilogo di un caso giudiziario
Per verificare come brucia un corpo in un forno fusorio è stato disposto un test giudiziale. Per stabilire, insomma, se una persona possa essere scomparsa in questo modo sette anni fa. Peccato che quel test giudiziale preveda la messa al rogo di un maiale, colpevole solo di avere un Dna compatibile con il profilo biologico di un essere umano.
È quanto accade nel bresciano. Qui a fissare questo discutibile test è la Corte d’assise di Brescia, nell’intento di accertare la verità sulla scomparsa di un imprenditore, del quale non si hanno più tracce dal 2015 e per la cui morte è imputato un nipote.
Il dado sembra tratto e il maiale già condannato: il prossimo 27 aprile nella fonderia Gonzini di Provaglio d’Iseo si terrà, se nulla cambia a favore dell’ignaro maiale, l’esperimento giudiziale in “scala ridotta” – dicono – che permetterà di conoscere in che modo un corpo brucia in un forno fusorio e quali sono le conseguenze della combustione all’interno e nell’atmosfera.
Per l’esperimento si sceglierà un maiale – dicono malato – dello stesso peso della vittima (e anche vestito con indumenti simili a quelli che aveva la vittima!). Stando ai periti, il test potrebbe fornire indicazioni su tempistiche della combustione, quantità e caratteristiche dei resti, tempo di raffreddamento, fuliggine e odori. In più, la chicca, la prova sarà filmata dalle telecamere e da un drone.
Un test che non ha senso, una cattiveria senza uguali alla quale noi ci opponiamo fermamente. Non è pensabile che per verificare delle azioni in un’aula di Tribunale si pensi a sacrificare, e così spietatamente tra l’altro, la vita di un animale.
Possibile che i giudici non trovino un’altra via per verificare quanto dovuto in aula?
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Fonte: Brescia Corriere
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