Il comico di Zelig ha pagato caro il commento offensivo rivolto alla giovane Carol, assassinata brutalmente e fatta a pezzi dal suo carnefice
La piazza virtuale rappresentata dai social network è considerata da molti (da troppi, ahinoi) un luogo in cui poter offendere il prossimo senza limiti e senza censure, in cui poter ferire gratuitamente e infangare la reputazione degli altri sentendosi forti e intoccabili, trincerati dietro una tastiera di computer o lo schermo di uno smartphone.
Indigna quando si tratta di persone comuni che si ergono a “so-tutto-io” e si permettono di elargire commenti che sono dannosi come pugnali avvelenati. Indigna doppiamente quando ad insistere con queste azioni deprecabili sono personaggi famosi, del mondo dello spettacolo o della politica, la cui fama permette loro di raggiungere milioni di persone con un singolo tweet.
È il caso del “comico” – o presunto tale, visto i contenuti altamente offensivi e per nulla divertenti che condivide – Pietro Diomede, del cast artistico di Zelig, che si è lasciato andare ad una serie di insulti alla memoria di Carol Maltesi, la giovane donna barbaramente assassinata dal vicino di casa, fatta a pezzi e tenuta nascosta per mesi dentro un freezer.
E ancora:
Le sue battute sono incommentabili e tutto il mondo dello spettacolo ha preso le distanze dal comico. Anche lo stesso spettacolo di Zelig, di cui il comico fa parte, dichiara di “disapprovare nella maniera più assoluta” l’azione di Diomede e di “dissociarsi completamente” dal tweet. Ma non solo: lo show ha annunciato l’annullamento della partecipazione di Diomede al prossimo spettacolo, previsto per il 12 aprile.
Si tratta di un minimo gesto, è vero, che non servirà a spegnere la pioggia di offese e di critiche che stanno cadendo in queste ore sul corpo martoriato di Carol Maltesi, alimentate anche dai media e dai giornali. Speriamo che questo provvedimento smuova un po’ le coscienze di chi trova divertente questo tipo di battute che nulla hanno a che fare con l’umorismo, ma che dimostrano solo – una volta di più – quanto in basso possa arrivare l’essere umano.
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Fonte: Twitter
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