I giovani attivisti del movimento Fridays for Future tornano oggi a far sentire la loro voce nelle piazze di tutto il mondo per chiedere giustizia climatica e pace. Sono circa 70 le città italiane coinvolte dallo sciopero globale per il clima. Ci siamo anche noi di GreenMe!
Oggi venerdì 25 marzo nelle piazze di tutto il mondo si torna a protestare per chiedere un futuro migliore per il nostro Pianeta e anche per dire no a gran voce alla guerra, fonte di morte, devastazione e inquinamento. Il legame tra conflitti e crisi climatica, infatti, è sempre più forte, come ci sta mostrando la situazione in Ucraina.
Anche noi di GreenMe siamo scesi in piazza per dare la nostra voce alla lotta per la pace e per la giustizia climatica. Non ci potrà essere pace né giustizia climatica, in nessuna parte del mondo, finché i nostri sistemi saranno legati ai combustibili fossili forniti da governi autoritari e dittature.
I Paesi di tutto il mondo stanno di fatto finanziando questa guerra: l’Unione Europea ha pagato 15 miliardi di euro alla Russia dall’inizio della guerra in Ucraina, attraverso l’acquisto di combustibili fossili.
Guerra e crisi climatica sono strettamente legate: effetto serra vuol dire effetto guerra. Un pianeta più caldo di 2, 3, 4 gradi è un pianeta in cui saremo costretti a lottare per le scarse risorse rimaste e questo si vede già oggi nel Sahel, dove numerose guerre per l’acqua hanno originato conflitti che sono poi degenerati. Non è mai stato così chiaro come ora che una transizione ecologica giusta è necessaria, ed è necessaria adesso.
Il 26 marzo di FFF si uniranno al Collettivo di fabbrica ex-GKN a Firenze per insorgere insieme.
Insieme a lavoratori che con la scusa della transizione ecologica sono stati licenziati, per motivi che in realtà hanno poco a vedere con il benessere del pianeta. Dobbiamo fermare il ricatto ambiente-lavoro. Non si può indirizzare l’economia in senso ecosostenibile se contemporaneamente non si fermano le delocalizzazioni.
Non si può sconfiggere il greenwashing senza una consapevolezza crescente nei luoghi di lavoro dei reali processi produttivi.
Quanto alla giustizia climatica, i Paesi del Nord del Mondo, i più responsabili di questa crisi, devono garantire dei risarcimenti climatici alle comunità più colpite che sono anche le meno responsabili. Questi risarcimenti fanno parte di un processo di giustizia in cui il potere politico tornerà alle persone e alle comunità locali.
Dovranno essere concessi sotto forma di “finanziamenti”, e non di “prestiti”, e serviranno come risposta alle richieste delle comunità indigene ed emarginate; per restituire le terre alle comunità, dare risorse alle comunità più colpite affinché possano adattarsi e compensare i danni di questa crisi.
Per una ridistribuzione della ricchezza globale, della tecnologia e dell’informazione, e del potere politico dal Nord globale al Sud globale e dall’alto al basso. Da queste piazze nasce la speranza, si vede che le persone non si sono rassegnate al proprio destino.
Un altro mondo è ancora possibile ma sta a noi costruirlo, partendo dalla pace e dalla giustizia, climatica e sociale.
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Fonte: Fridays for Future
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