L’Europa cerca l’indipendenza dal gas russo importando carbone. I dati shock

La Russia potrebbe tagliare le forniture di gas in risposta alle sanzioni imposte dall’Occidente per via della guerra in Ucraina. Ma le imprese, invece di investire nell’energia green, sarebbero alla caccia della fonte di energia più inquinante (ma anche più economica) in assoluto: il carbone

Non solo l’Italia: secondo quanto riportato dal portale economico Bloomberg, l’incertezza sulle forniture di gas russo spingerebbe le imprese europee ad aumentare l’importazione della fonte di energia più inquinante in assoluto, il carbone che però resta anche la più economica (nonostante i prezzi stiano aumentando). Con un paradosso in più: sarebbe sempre la Russia a venderlo.

Sì, qualcosa non funziona e non è solo la guerra (che resta la tragedia per antonomasia). La situazione, umanamente e politicamente gravissima di per sé, potrebbe essere anche il motore di un peggioramento verso l’attenzione per l’ambiente.

È in corso infatti anche una feroce guerra economica tra i due storici blocchi che pensavamo si fossero riunificati per sempre alla caduta di Berlino, simbolo della fine della Guerra Fredda. Tra sanzioni e contro sanzioni, gli Usa hanno decretato l’embargo del petrolio e del gas russo (cosa che non può fare l’Ue, estremamente più dipendente), confermando, tra l’altro, il definitivo stop al progetto Nord Stream 2, il gasdotto avrebbe dovuto spostare il gas naturale per 1.230 chilometri  dalla Russia alla Germania.

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Ma tutto questo non sta portando l’Europa ad usare in modo più massiccio le rinnovabili: il tracciamento degli acquisti riportato Bloomberg, infatti, mostra come carichi di carbone superiori al recente passato si siano recentemente diretti verso Germania, Lettonia e Regno Unito, tra l’altro sempre dalla Russia che, per ora, non ha imposto blocchi sulle fonti di energia più tradizionali.

Secondo Svitlana Krakovska, la più importante climatologa ucraina, nel suo Paese è in corso una guerra dei combustibili fossili, un sanguinoso conflitto spinto e alimentato economicamente proprio dalle fonti fossili.

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Il conflitto in Ucraina ha indotto i governi occidentali a tentare frettolosamente di districarsi dalla dipendenza dal petrolio e dal gas russi. L’UE, che ottiene circa il 40% della sua fornitura di gas dalla Russia, sta lavorando effettivamente a un piano per aumentare rapidamente le energie rinnovabili, rafforzare le misure di efficienza energetica e costruire terminali di gas naturale liquefatto per ricevere gas da altri Paesi.

Ma a breve termine, purtroppo, la soluzione non c’è (certi piani andrebbero preparati prima non quando la crisi si presenta in modo violento) se non quella di continuare a “grattare” i combustibili fossili, con ripercussioni sulla crisi climatica. Questi tristi dati lo dimostrano.

E il cerchio continua a stringersi attorno a noi come un cappio.

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Fonti: Bloomberg / Ansa

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