Allarme siccità, l’Italia è in emergenza idrica: fiumi in secca come in estate

Un inverno caratterizzato dalla quasi totale assenza di piogge e da temperature sopra la media stagionale rischia di lasciare strascichi fino all'estate: ad essere colpita non è solo l'agricoltura, ma anche il settore dell'energia idroelettrica

Quello che ci apprestiamo a salutare è stato un inverno anomalo per temperature insolitamente elevate e per la quasi totale assenza di pioggia, che ha ridotto a secco molti corsi d’acqua e fatto sparire addirittura laghi. Oltre agli ingenti danni ai settori dell’agricoltura e dell’allevamento, facilmente intuibili, la scarsezza di risorse idriche ha danneggiato anche un altro settore cardine della nostra economia: quello dell’energia idroelettrica.

Uno “strano” inverno

L’Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche lancia l’allarme: la situazione attuale nelle regioni del Nord Italia è ormai compromessa da tre mesi in cui praticamente non ha mai piovuto e in cui si sono percepite temperature insolitamente alte. Le conseguenze di questa siccità, secondo gli esperti, si protrarranno fino all’estate.

La regione più gravemente colpita dalla siccità risulta essere la Valle d’Aosta a causa del crollo nella portata idrica del fiume Dora Baltea; altre regioni danneggiate dall’assenza di precipitazioni sono Piemonte, Nord Emilia, Veneto Sud-Orientale, Lazio, Sardegna, Sicilia Sud-Orientale – anche se tutto il territorio nazionale sta subendo i colpi del fenomeno: si pensi che in tutta Italia, in questo mese, non si sono registrate precipitazioni.

La mancanza di piogge ha provocato un importante decremento nel volume idrico dei grandi laghi e dei fiumi in tutto il Settentrione. Ecco qualche esempio:

  • Il lago Iseo è solo al 6,4% del suo riempimento abituale, mentre il Lario addirittura al 5,9%;
  • Le riserve idriche della Lombardia segnano un deficit del 56,8% (7 giorni fa era del 53,5%), mentre il manto nevoso è inferiore del 68% alla media;
  • La portata del fiume Po scende ai minimi da trent’anni con oltre 100 milioni di metri cubi in meno, e anche gli altri fiumi della regione (Pesio, Orco) segnano record negativi;
  • In Veneto si sono registrate precipitazioni del 50% inferiori rispetto alla media invernale, e questo ha portato in regime di siccità i principali fiumi della zona (Adige, Brenta, Bacchiglione, Livenza, Gorzone, Astico, Boite, Cordevole, Piave).

Diversa è invece la situazione nel Centro e nel Sud del nostro Paese, dove si sono registrate precipitazioni in linea con gli anni precedenti, se non anche di portata maggiore. Nelle Marche, per esempio, i livelli dei corsi d’acqua e dei bacini restano nella norma, grazie anche alla presenza di precipitazioni consistenti durante questo inverno.

In altre regioni, come Puglia e Basilicata, si sono registrate addirittura crescite nelle disponibilità idriche dei serbatoi, che sono cresciute rispettivamente di 14 milioni ed 1 milione di metri cubi in una settimana. La Sicilia, invece, registra un surplus di risorse idriche in conseguenza, purtroppo, dell’uragano Medicane dello scorso ottobre – anche se le precipitazioni invernali sono state inferiori alla media stagionale.

L’Italia idricamente capovolta è il tema dell’analisi, che stiamo sviluppando da tempo in vista delle celebrazioni per il centenario della moderna Bonifica, che ha disegnato l’Italia di oggi ed il cui evento inaugurale è previsto lunedì prossimo a Roma – commenta Francesco Vincenzi, Presidente ANBI. – I cambiamenti climatici, però, obbligano ormai ad approcci idraulici nuovi, mirati ad aumentare la resilienza dei territori ed a creare le condizioni per aumentare l’autosufficienza alimentare ed energetica del Paese.

(Leggi anche: Clima: dalla siccità alle inondazioni, ecco i 4 maggior rischi che correremo in Europa se non agiamo subito)

L’emergenza delle centrali idroelettriche

Come abbiamo detto all’inizio dell’articolo, le conseguenze di questa ondata di siccità che ha investito il nostro Paese sono pesanti e riguardano anche un settore in questo momento storico molto “caldo”, ovvero quello dell’energia. Infatti, se nelle prossime settimane non si verificheranno piogge abbondanti, molte centrali idroelettriche saranno costrette a chiudere per mancanza di acqua – mettendo a rischio la produzione di parte dell’energia elettrica necessaria al Paese.

Attualmente, in Italia ci sono 4.654 centrali idroelettriche, che producono il 40% dell’energia rinnovabile nel nostro Paese coprendo così il 17,6% del fabbisogno energetico nazionale. La mancanza di acqua influenza fortemente il funzionamento delle centrali: alcune sono già ferme, altre hanno limitato la loro produzione energetica al 10% (e non è detto che non si arresteranno nei prossimi mesi).

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Fonti: ANBI / Terna

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