Non solo pasta, farina e olio di semi di girasole. Ecco la lista dei 10 alimenti diventati più cari nei nostri supermercati nelle ultime settimane
Ce ne siamo accorti tutti nell’ultimo periodo: fare la spesa al supermercato – così come fare rifornimento – sta diventando davvero proibitivo. I rincari sull’energia e il blocco delle esportazioni provocato dallo scoppio della guerra in Ucraina si stanno riflettendo sui prezzi di molti generi alimentari.
Tra quelli più costosi spiccano la pasta e l‘olio di semi di girasole. Quest’ultimo sta diventando sempre più introvabile nel nostro Paese, visto che le navi che avrebbero dovuto trasportare il prodotto in Italia sono rimaste ferme nei porti di Mariupol e Odessa, divenuti punti caldi del conflitto in corso. Fra circa un mese le scorte di olio di girasole del nostro Paese saranno esaurite e mentre c’è chi sta letteralmente prendendo d’assalto i supermercati per accaparrarsi le ultime bottiglie, le aziende che producono biscotti, creme spalmabili e altri alimenti stanno valutando di optare per altri oli vegetali (fra cui il controverso olio di palma).
In un Paese come l’Italia dove l’85% delle merci per arrivare sugli scaffali viaggia su strada l’aumento dei prezzi di benzina e gasolio – spiega la Coldiretti – ha un effetto valanga sui costi delle imprese e sulla spesa di consumatori con il rischio di alimentare psicosi, accaparramenti e speculazioni. L’aumento dei costi si estende all’intera filiera agroalimentare, dai campi all’industria di trasformazione fino alla conservazione e alla distribuzione ed occorre intervenire nell’immediato per contenerli e non far chiudere le attività produttive e distributive essenziali al Paese.
La top 10 dei prodotti più cari
Ma quali sono gli alimenti i cui prezzi sono schizzati alle stelle nelle ultime settimane? Ecco la lista pubblicata da Coldiretti sulla base dei dati Istat dello scorso mese:
- Olio di semi (girasole, mais, ecc.) +19%
- Verdura fresca +17%
- Pasta +12%
- Burro +11%
- Frutti di mare +10%
- Farina +9%
- Margarina +7%
- Frutta fresca +7%
- Pesce fresco +6%
- Carne di pollo +6%
Bisogna intervenire per contenere il caro energia e ridurre la dipendenza dall’estero per l’importazione di prodotti alimentari – sottolinea il della Coldiretti Ettore Prandini –. L’Italia deve puntare ad aumentare la propria produzione di cibo recuperando lo spazio fino a oggi occupato dalle importazioni che sono sempre più esposte a tensioni internazionali e di mercato, lavorando per accordi di filiera tra imprese agricole ed industriali con precisi obiettivi qualitativi e quantitativi e prezzi equi che non scendano mai sotto i costi di produzione come prevede la nuova legge di contrasto alle pratiche sleali.
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Fonte: Coldiretti
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