Ospedale pediatrico bombardato, fake news e disinformazione: cosa è successo davvero stanotte a Mariupol?

L'attacco all'ospedale di Mariupol è l'ennesimo esempio di quanto la corsa alla breaking news giochi un ruolo importantissimo nel conflitto in Ucraina

Il conflitto che da settimane ormai sta devastando l’Ucraina non si svolge solo con bombe a grappolo e colpi di mortaio, con civili in fuga e città distrutte. C’è un’altra guerra parallela che valica i confini del Paese e coinvolge tutto il mondo, che sta puntando i riflettori su questa crisi: è la guerra mediatica, fatta a suon di propaganda e di fake news, di notizie senza fonti, di immagini “riciclate” da altre città o addirittura da altre guerre.

È il caso del bombardamento all’ospedale pediatrico di Mariupol, di cui le agenzie hanno battuto la notizia nelle scorse ore. I russi hanno rivendicato il bombardamento, sostenendo come l’ospedale fosse diventato una base dell’esercito ucraino e, a sostegno della veridicità dell’informazione, hanno diffuso sul web immagini e video che mostravano l’edificio sventrato dalla violenza dell’attacco, con la presenza di alcuni soldati nemici sul posto.

Al contrario, il premier ucraino Zelensky ha smentito la notizia che l’ospedale pediatrico di Mariupol fosse stato evacuato dei pazienti civili e trasformato in base militare per le forze ucraine, denunciando la morte di mamme e bambini nell’esplosione ad opera delle forze russe. Anche lui ha condiviso sul proprio profilo Twitter un video girato all’interno dell’ospedale, che mostra la devastazione provocata dall’attacco russo (e l’assenza dei soldati ucraini sul posto).

Ci si potrebbe chiedere, a questo punto, dove sia la verità: l’ospedale è stato davvero bombardato, certo, ma al suo interno si trovavano civili o forze militari? E, soprattutto, quali sono le immagini a cui credere? Una testata russa, qualche giorno fa (prima dell’attacco), aveva già parlato dell’ospedale di Mariupol e di come questo fosse stato fatto abbandonare dai civili e per far posto ai soldati ucraini – ciò è stato testimoniato anche dalla presenza di video condivisi da canali Telegram ucraini.

Tuttavia, anche le immagini diffuse dai media russi in riferimento all’attacco sono false: il video è stato diffuso da un canale Telegram (WarGonzo) ma non si tratta dell’ospedale di Mariupol, bensì di alcuni edifici bombardati che si trovano dalla parte opposta della città.

Anche sul numero delle vittime non si hanno certezze: le autorità locali della città parlano di una ventina di feriti civili, mentre il premier Zelensky condanna il barbaro attacco a mamme e bambini che si troverebbero ancora vivi sotto le macerie. Purtroppo è impossibile conoscere la verità su questo, perché giornalisti e reporter di tutto il mondo hanno ormai lasciato tutti la città.

Nelle scorse ore il NYT e il The Guardian hanno parlato genericamente di “attacco”, mentre i principali giornali italiani si sono affrettati a pubblicare la notizia del bombardamento e la presenza di vittime civili (anche bambini) con molti meno dubbi. La testimonianza di Medici Senza Frontiere dimostra ancora che gli esiti dell’attacco non possono essere confermati:

Insomma, l’episodio di Mariupol è l’ennesima dimostrazione di quanto la disinformazione stia giocando un ruolo importantissimo in questa guerra, fatta anche di immagini riciclate da altre testate, da altri luoghi, da altre guerre, addirittura da film o videogiochi. In questi contesti è veramente la cosa più difficile proprio la verifica delle notizie.

Non vogliamo negare l’attacco all’ospedale di Mariupol – ciò che nessuno sa ancora è quali siano le conseguenze  reali dell’attacco. Molti interrogativi restano ancora aperti: quante sono state le vittime? Si tratta di vittime civili o militari? Sono effettivamente coinvolti bambini?  Noi di GreenMe abbiamo atteso a pubblicare informazioni relative a questo bombardamento, così come per altre notizie su questa guerra, perché vogliamo sempre essere certi di non alimentare il circolo terribile delle fake news, soprattutto quando si parla di vittime civili.

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