Gli scienziati hanno decodificato i grugniti dei maiali per la prima volta, svelando le loro emozioni

Un nuovo studio ha registrato migliaia di grugniti, analizzando le differenti emozioni che questi animali provano

Sulle capacità cognitive, emotive e sociali degli animali si sono cimentati tantissimi studiosi dimostrando che l’uomo non è l’unico essere vivente ad avere un complesso sistema emotivo e cognitivo. Gli animali sono esseri senzienti e molto intelligenti seppure spesso non attribuiamo loro questa dote. E’ il caso delle galline, dei polpi o ad esempio dei maiali, sulle cui emozioni si sa ancora poco.

Questo ha spinto i ricercatori della Università di Copenaghen, del ETH Zurich e del INRAE a condurre uno studio sui loro richiami per decodificare i grugniti dei maiali e capire quali stati emotivi provino gli animali in tutte le fasi della loro (breve) vita e come misurare le loro emozioni. La ricerca, pubblicata sulla rivista Scientific Reports di Nature ha analizzato ben 7.000 grugniti in diverse situazioni per poi generare un algoritmo di apprendimento automatico per identificare il tipo di emozione che l’animale avesse provato e classificarla in positivo, negativo o misto che si è rivelato accurato nel 92% dei casi.

Ad emozioni positive corrispondevano richiami brevi con una frequenza che tendeva a diminuire che indicavano felicità o eccitazione ed erano associati al correre liberi, alla vicinanza ai propri fratelli e sorelle o alla madre, mentre i momenti negativi erano manifestati da grugniti acuti e dalla tendenza a rimanere fermi, impauriti o stressati, al momento della separazione dai propri simili, alla castrazione e chiaramente alla macellazione.

Lo studio ha raccolto una ampissima varietà di suoni con l’intento di approfondire la cognizione animale per garantirne il benessere nelle fattorie e negli allevamenti di cui non si tiene per nulla conto.

Abbiamo lavorato all’algoritmo per decodificare i grugniti di maiale. Ora abbiamo bisogno di qualcuno che voglia sviluppare l’algoritmo in una app che gli allevatori possano utilizzare per migliorare lo stato di benessere dei loro animali”

ha spiegato Elodie Briefer, uno dei coautori dello studio che già in passato aveva condotto sulle espressioni vocali di altri mammiferi ricerche simili, ma mai di questa portata.

Fonte: Scientific Reports

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