Violenze di genere e matrimoni precoci, gli effetti che non ti aspetti della crisi climatica sulle donne

Anche la violenza di genere e i matrimoni precoci sono tra gli effetti del riscaldamento globale: le donne rappresentano il 70% dei poveri del mondo (1,3 miliardi di persone) e su di esse si abbattono le conseguenze più atroci della crisi climatica

Siccità, ondate di calore e inondazioni: gli effetti della crisi climatica non risparmiano nessuno, ma è ormai chiaro che a farne le spese sono soprattutto le comunità più vulnerabili e marginalizzate. A cominciare dalle donne del Sud del mondo.

Non è un caso che quest’anno la Giornata internazionale della donna sia dedicata alla “uguaglianza di genere per un futuro sostenibile”, riconoscendo il ruolo primario che rivestono le donne nella lotta al cambiamento climatico. Fenomeni estremi che stanno spingendo al limite la capacità degli ecosistemi di reagire agli shock che si susseguono senza tregua e minacciano la sicurezza alimentare di milioni di persone, a partire dalle donne.

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Secondo l’ultimo rapporto dell’Ipcc, il 40% della popolazione mondiale (oltre 3,3 miliardi di individui) vive in Paesi “altamente vulnerabili al cambiamento climatico” e i disastri dovuti all’innalzamento delle temperature potrebbero spingere sotto la soglia della povertà estrema altri 122 milioni di persone entro il 2030.

donne africa clima

©Roger Lo Guarro

L’impatto dei cambiamenti climatici però non è lo stesso per gli uomini e per le donne. Le donne, infatti, rappresentano il 70% dei poveri del mondo (1,3 miliardi di persone) e dipendono in misura maggiore per il proprio sostentamento dalle risorse naturali. Nei Paesi a basso reddito il 50% delle donne è impiegato nel settore agricolo ma meno del 15% possiede la terra che lavora.

Le donne nutrono il mondo eppure restano in gran parte escluse dai processi decisionali, dall’accesso a credito, servizi e tecnologie.

donne africa clima

©Roger Lo Guarro

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©Roger Lo Guarro

Sono molti i modi in cui il cambiamento climatico incide sulla vita di donne e ragazze. A cominciare dalla violenza di genere che aumenta nelle emergenze (cicloni, siccità, inondazioni, sfollamenti) e in contesti di risorse scarse: il compito di procurare alla famiglia acqua e legna infatti è affidato tipicamente alle donne e questo accresce esponenzialmente il rischio. Anche le spose bambine sono un effetto collaterale del cambiamento climatico. Le famiglie ricorrono al matrimonio delle figlie ancora piccole come meccanismo di sopravvivenza.

È quello che accade, per esempio, in Kenya, dove proprio per questo vengono promossi programmi per la salute materna e infantile:

Le bambine di 10, al massimo 12 anni, vengono promesse come spose a uomini adulti in cambio di bestiame. Le collane che portano al collo rappresentano la promessa della famiglia al futuro marito. Spesso una bocca in meno da sfamare è l’unica soluzione per salvare la figlia e il resto della famiglia dalla fame, racconta al Cesvi Veronica Nerupe, allevatrice del villaggio di Nasuroi.

O dove, purtroppo, le piccole allevatrici di bestiame e pollame che, come Veronica, sono alle prese con una delle peggiori siccità degli ultimi decenni:

Ora so che per vendere le capre bisogna rivolgersi agli intermediari oppure venderle all’ingrosso. Grazie al bestiame sono riuscita a pagare le tasse scolastiche dei miei figli, spiega la donna, 38enne.

Per invertire la rotta e garantire alle nuove generazioni un futuro sostenibile? È ormai l’ora di intervenire sulle disuguaglianze di genere, senza dimenticarci anche e soprattutto del Sud del mondo, attraverso programmi che – dalle sementi al bestiame alle attrezzature e all’accesso al credito e alla formazione – promuovano la sicurezza alimentare delle donne fornendo loro gli strumenti necessari per raggiungere l’autosufficienza.

È il caso dello Zimbabwe, raccontano dal Cesvi, dove l’organizzazione sostiene le imprenditrici agricole che producono arance, paprika e zafferano nei distretti di Beit Bridge e Makoni, promuovendo l’uso della tecnologia in agricoltura, dai sistemi irrigui agli impianti a energia solare.

Noi donne abbiamo più tempo per la famiglia, mentre prima passavamo la notte nei campi. Ora l’irrigazione è automatica e nessuno deve lavorare la notte, racconta Maria Tlou, 45 anni e sei figli.

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Fonte: Cesvi

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