Da quando è scoppiata la guerra in Ucraina sui social e sui tg si sono moltiplicati i video fake, che risalgono ad anni fa o a contesti totalmente diversi. Una situazione che ci porta a riflettere su quanto sia fondamentale verificare le fonti
In questi giorni stiamo assistendo a immagini terrificanti: bombardamenti, carri armati per le strade, morti e persone sanguinanti. Scene desolanti che mostrano quanto sta accadendo in Ucraina, martoriata dalla guerra a seguito dell’invasione da parte delle truppe russe. Ma, attenzione, non tutti i video e le foto che abbiamo visto sono autentiche. Sui social girano immagini di conflitti passati e addirittura filmati tratti da videogiochi. A cadere nell’errore, a dir poco clamoroso, è stata persino la Rai, che nei giorni scorsi ha mandato in onda nei suoi telegiornali (sia al Tg1 che al Tg2) un video in cui venivano mostrati quelli che avrebbero dovuto essere dei missili russi piovuti sull’Ucraina.
In realtà si trattava di un video tratto dal celebre “War Thunder”, un videogame di simulazione di combattimento aereo, di mezzi terrestri e di navi da guerra.
A smascherare l’errore il giornalista di “Wired” Simone Fontana, che è intervenuto sulla vicenda sul suo canale Twitter:
Lo stesso servizio del @tg2rai contiene almeno un’altra topica clamorosa. Questa non è “una pioggia di missili” che cade sull’Ucraina, ma un filmato del videogame War Thunder https://t.co/OLjAQGN29c pic.twitter.com/SATQKjQ2px
— Simone Fontana (@simofons) February 24, 2022
Uno scivolone che rievoca la gaffe fatta dal tg di La7 diretto da Enrico Mentana che lo scorso anno aveva trasmesso le immagini del film “Project X – Una festa che spacca” in un servizio sull’assalto al Congresso degli Stati Uniti.
Ma sulla guerra in Ucraina l’errore non è stato soltanto uno. Tra i video divenuti virali ce n’è anche un altro che mostra un’enorme esplosione notturna in un centro abitato, in cui si vedono due grattacieli. Tantissimi gli utenti che l’hanno ricondiviso suo social, credendo che fosse un bombardamento provocato dai russi, con tanto di hashtag #stopwar, #Donbass e #RussiaUkraineCrisis.
"when the rich wage war it's the poor who die". #Donbass #PUTIN #NATO #USA #JoeBiden #RussiaUkraineCrisis #RussiaUcraina #StopWar #StandWithUkraine #Biden pic.twitter.com/pr3kULoWmp
— Tina Leach🌱 (@TinaLeachh) February 24, 2022
Quelle scene non solo non sono recenti, non provengono nemmeno dall’Ucraina, bensì dalla Cina. Il video in questione è stato girato nel 2015 nella città portuale di Tianjin. E quelle mostrate non sono immagini relative a una guerra, ma alle esplosioni avvenute in un deposito di sostanze chimiche:
Sui social, in particolare su TikTok, sta circolando anche un filmato che mostra dei soldati che parlano in russo mentre si lanciano col paracadute su un territorio scambiato erroneamente da molti per quello ucraino. E anche in questo caso non si tratta di un video recente, bensì di un’esercitazione militare risalente al 2015.
This TikTok video has more than 1.5 million views on Facebook. But it doesn't show Russian soldiers parachuting into Ukraine – the clip was posted on Instagram in 2015. https://t.co/WPd9MWcWIp pic.twitter.com/28kTA3nu9R
— Daniel Funke (@dpfunke) February 25, 2022
Numerose anche le foto fake apparse su Instagram e Facebook, come quella che ritrae un gruppo di persone inginocchiate sulla neve a pregare (che in realtà risale al 2019) o ancora l’immagine di un presunto aereo russo in fiamme, abbattuto dalle forze ucraine (foto che fu venne scattata nel 2015 in occasione del National Flag Day che si celebra in Russia il 22 agosto):
This photo does not show a Russian airplane shot down by Ukraine. It was taken in August 2015 during an air show celebrating Russia's National Flag Day. https://t.co/v085r9bjD5 pic.twitter.com/ksut2pGnDy
— Daniel Funke (@dpfunke) February 25, 2022
Insomma, ora più che mai è fondamentale verificare la fonte di video e delle notizie – quello che viene definito fact-checking – per evitare di cadere in errore e di diffondere fake news. Un passaggio (non sempre facile, soprattutto in tempi di guerra) che dovremmo fare tutti, a partire dai singoli utenti, ma che a maggior ragione non dovrebbero mai dimenticare di fare i giornalisti e tutti coloro che lavorano nel mondo dell’informazione.
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Fonti: Simone Fontana (Twitter)/Daniel Funke (Twitter)/BBC
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