Attualmente poco più del 6% dell’elettricità usata in Italia è prodotta con il carbone, percentuale che si è praticamente dimezzata negli ultimi 10 anni. Ecco la mappa delle 7 centrali a carbone attive in Italia (che potrebbero aumentare)
Un preoccupante discorso di Mario Draghi ha riacceso in Italia lo spettro delle centrali a carbone, considerate altamente inquinanti e quindi in gran parte dismesse da tempo. In possibile carenza di gas e non avendo fatto granchè sulle rinnovabili, purtroppo lo scenario non è così improbabile.
Lo stato italiano in realtà aveva deciso nel 2019 di smettere di usare centrali a carbone: il Piano nazionale integrato per l’energia e il clima (PNIEC) parlava infatti del 2025 come limite entro cui dismettere tutte le centrali termoelettriche a carbone, o riconvertirle in centrali a gas naturale.
Come si legge sul sito del GSE, attualmente poco più del 6% dell’elettricità usata in Italia è prodotto col carbone, percentuale che si è praticamente dimezzata negli ultimi 10 anni.
Questo quantitativo energetico è oggi prodotto dalle ultime 7 centrali ancora funzionanti, elencate sul sito di Assocarboni, l’Associazione italiana degli Operatori del Carbone:
- Centrale di Fiumesanto (SS) di proprietà di EP Produzione SpA, con 2 sezioni a carbone da 320 MW
- Centrale friulana di Monfalcone, di proprietà di A2A SpA composta di 4 sezioni, di cui due alimentate a carbone da 165 e 171 MW
- Centrale di Torrevaldaliga Nord di proprietà di Enel SpA, composta da 3 sezioni da 660 MW riconvertite a carbone. La centrale è operativa dal 2009
- Centrale di Brindisi Sud di proprietà di Enel SpA, composta da 4 unità ciascuna da 660 MW alimentate a carbone
- Centrale del Sulcis di proprietà di Enel SpA, composta da 1 unità da 340 MW alimentata a carbone
- Centrale di Fusina di proprietà di Enel SpA, composta da 4 unità da 320 MW alimentate a carbone
- Centrale di La Spezia di proprietà di Enel SpA, composta da 1 unità da 600 MW alimentata carbone
Il sito riporta come attiva anche la Centrale di Brescia di proprietà di A2A SpA. In realtà, però, nel 2014 la struttura ha ricevuto l’autorizzazione a sostituire due vecchi gruppi e della caldaia Macchi 3 per complessivi 355 MWt, con tre caldaie semplici alimentate a gas naturale per 285 MWt di potenza complessiva.
Potrebbe essere necessaria la riapertura delle centrali a carbone, per colmare eventuali mancanze nell’immediato – aveva affermato il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, nel corso dell’informativa alla Camera sul conflitto tra Russia e Ucraina lo scorso 25 febbraio – Il Governo è pronto a intervenire per calmierare ulteriormente il prezzo dell’energia, ove questo fosse necessario
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Sarebbe davvero un passo indietro inaccettabile per un Paese che ha firmato gli accordi di Parigi e che alla COP26 ha ribadito gli impegno contro la crisi climatica. Il carbone è davvero la preistoria dell’energia, e quella che inquina di più.
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Stiamo vivendo una terribile crisi e le crisi vanno affrontate puntando verso il futuro. Che non può e non deve essere rappresentato dalle fonti fossili.
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Fonte: Assocarboni / A2A SpA
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