PFAS nel latte materno: nuovo studio ne attesta la presenza in percentuali altissime

I ricercatori canadesi lanciano l'allarme: le concentrazioni di queste sostanze chimiche nel latte materno sono superiori a quelle registrate nell'acqua

Le sostanze perfluoroalchiliche e polifluoroalchiliche (meglio note con la sigla PFAS) sono composti chimici utilizzati per la produzione di moltissimi prodotti di uso quotidiano (pentole e padelle, capi d’abbigliamento, prodotti per l’igiene della casa e della persona…) per le loro proprietà antiaderenti, idrorepellenti e di resistenza al calore e alle fiamme. Purtroppo, però, si tratta di sostanze altamente dannose per il nostro organismo, poiché causa di gravi patologie quali cancro, malattie croniche, malfunzionamenti endocrini e malformazioni nei feti.

Sono numerosi gli studi che hanno confermato la presenza di PFAS nel nostro sangue e nelle nostre urine, ma poca ricerca è stata fatta finora per analizzare i livelli di queste sostanze chimiche nel latte materno. Ora, i ricercatori dell’università canadese di Montréal hanno fatto una sintesi di tutti gli studi effettuati finora sulla presenza di PFAS nel latte materno.

I ricercatori sono partiti da tre studi condotti in Canada e Stati Uniti, che hanno analizzato un totale di 162 campioni di latte materno, e hanno sviluppato un modello utilizzando i rapporti globali di concentrazione nel siero materno rispetto al latte nella letteratura pubblicata per stimare le concentrazioni nel latte materno di quattro PFAS (PFOA, PFOS, PFHxS e PFNA). Successivamente hanno confrontato i valori ottenuti con quelli raccolti analizzando l’acqua potabile delle regioni in cui vivono le mamme che hanno partecipato allo studio.

A confronto con i valori registrati nell’acqua potabile, le concentrazioni di PFOA e PFOS nel latte materno sarebbero fino a due volte superiori; al contrario, le percentuali di PFHxS e PFNA nel latte sono risultate inferiori ai valori di screening dell’acqua potabile.

Questi risultati, che dimostrano un’evidente contaminazione del latte materno da parte di queste sostanze chimiche, non devono tuttavia scoraggiare le neomamme e spingerle a rinunciare all’allattamento. Come sottolineano anche gli autori di questo studio, i benefici dell’allattamento al seno per la salute dei bambini sono ben consolidati.

Certamente, questo studio è il primo importante passo verso un’analisi più completa della contaminazione del latte materno ad opera di sostanze chimiche molto dannose: saranno necessarie ulteriori ricerche, nonché un allargamento della base di indagine, per comprendere quale sia l’entità del problema e quali i rischi per i piccoli.

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Fonti: Université de Montréal / Environmental Health Perspectives

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