La Coldiretti lancia l'allarme, temendo le conseguenze per allevatori ed imprenditori sul nostro territorio, ma anche per i consumatori
La preoccupazione per le tensioni crescenti fra Russia e Ucraina non riguarda solo una possibile escalation della violenza, ma tocca anche i prezzi delle materie prime alimentari come grano e mais, che proprio da questi Paesi provengono.
A causa degli effetti della crisi russo-ucraina, la Coldiretti stima infatti un’impennata dei prezzi di mais (destinato all’alimentazione degli animali) e grano (destinato ad arrivare sulle nostre tavole in forma di pane, pasta, biscotti e altri prodotti da forno) di cui il nostro Paese è grande importatore – a seguito di una riduzione di quasi un terzo nella produzione a livello nazionale negli ultimi dieci anni che costringe il nostro Paese ad importare quasi il 53% del fabbisogno annuo di questi cereali.
Si pensi che, dalla sola Ucraina arriva il 20% del mais destinato all’alimentazione del bestiame nelle stalle e il 5% dell’import nazionale di grano tenero (lo scorso anno sono state 107.000 le tonnellate di prodotto importato nei primi dieci mesi dell’anno), mentre dalla Russia arrivano circa 44.000 tonnellate di grano tenero e 36.000 tonnellate di grano duro all’anno. i due Paesi, insieme, coprono un terzo del commercio mondiale di questi cereali.
L’aumento dei prezzi di queste materie prime rappresenta una vera e propria “mazzata” per allevatori e produttori del settore agroalimentare, già alle prese con l’aumento dei prezzi delle bollette di gas ed energia elettrica.
A preoccupare – sottolinea la Coldiretti nel suo comunicato – è il fatto che il conflitto possa danneggiare le infrastrutture e bloccare le spedizioni dai porti del Mar Nero con un crollo delle disponibilità sui mercati mondiali ed il rischio concreto di carestie e tensioni sociali. L’Ucraina, oltre ad avere una riserva energetica per il gas, ha un ruolo importante anche sul fronte agricolo con la produzione di circa 36 milioni di tonnellate di mais per l’alimentazione animale (5° posto nel mondo) e 25 milioni di tonnellate di grano tenero per la produzione del pane (7° posto al mondo).
Le tensioni nell’est-Europa vanno a gravare su un’economia già fiaccata dai pesanti mesi della pandemia, che hanno visto un rallentamento degli scambi commerciali e difficoltà nel reperire le risorse e, conseguentemente, un aumento dei prezzi al dettaglio.
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Fonte: Coldiretti
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