Longevità: scienziati individuano per la prima volta i geni che ci accorciano la vita

La durata della vita è scritta anche nel nostro DNA, ma ora per la prima volta sappiamo quali sono i geni che potrebbero allungarla

Non sono solo le nostre abitudini, ma anche i nostri geni (e il loro funzionamento) a determinare la lunghezza della nostra vita

La durata della nostra vita sarebbe tutta una questione di genetica: certo, le nostre abitudini quotidiane – alimentazione, sedentarietà, tabagismo, abuso di alcol – giocano un ruolo importantissimo nel prevenire malattie e disturbi, ma anche il nostro corredo genetico ha un grande peso quando si tratta di aspettativa di vita. È quanto hanno scoperto i ricercatori dello University College di Londra, secondo i quali esisterebbe un piccolo gruppo di geni che svolgono un ruolo essenziale nella costruzione delle nostre cellule e che, conseguentemente, può anche avere un impatto massiccio sulla durata della vita umana.

Già precedenti studi condotti sul genoma di organismi più piccoli (come moscerini delle frutta, mosche o vermi) avevano dimostrato che il corredo genetico poteva allungare la vita di questi animali fino al 10% – ma finora non si pensava che questo potesse valere anche per le persone. Invece, anche per gli esseri umani il meccanismo genetico è praticamente lo stesso: l’inibizione di alcuni geni può aumentare la longevità e garantire una vita sana, relegando ad un’età molto avanzata lo sviluppo di malattie gravi.

(Leggi anche: Covid, scoperto segmento di Dna ereditato dai Neanderthal che resiste all’infezione grave del virus)

Fino ad ora si pensava che questo meccanismo inibitore delle proteine fosse solo dannoso per l’uomo, poiché l’inibizione di alcuni geni coinvolti nella produzione di proteine aumenterebbe il rischio di comparsa di patologie dette ribosomopatie (ovvero malattie causate da anomalie nella struttura o nella funzione delle proteine). Tuttavia, questo è vero solo fino ad una certa fase dell’esistenza: evidentemente, in età avanzata questo meccanismo avrebbe un effetto contrario, allungando di fatto la prospettiva di vita.

I ricercatori hanno studiato i dati genetici raccolti da studi precedenti che hanno coinvolto 11.262 anziani che hanno vissuto una vita particolarmente lunga (tutti hanno raggiunto un’età superiore alla media) e hanno scoperto che le persone dotate di geni ad attività ridotta (quelli legati a due enzimi RNA polimerasi, Pol I e Pol III) hanno avuto maggiori probabilità di vivere una vita molto lunga. L’effetto benefico dell’inibizione di questi geni si riflette concretamente nella formazione del grasso addominale e nella salute di ossa e fegato, ma anche nella prevenzione di patologie legate all’età.

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Fonte: Genome Research

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