Si registrano aumenti record nelle temperature dei mari di tutto il mondo, ma la situazione più preoccupante si verifica nel Mediterraneo
Si registrano aumenti record nelle temperature dei mari di tutto il mondo, ma la situazione più preoccupante si sta verificando nel Mediterraneo
Un nuovo studio condotto dall’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (ENEA) ha dimostrato come le temperature delle acque marine e oceaniche abbiano toccato un nuovo, preoccupante record nello scorso anno, sulla scia di record sempre più alti collezionati negli ultimi sei anni. Ma non solo: ciò che è emerso dalle osservazioni dei ricercatori è stato il fatto che il nostro Mar Mediterraneo, riscaldandosi in modo più veloce rispetto al resto del Pianeta, rappresenta un punto particolarmente “caldo” della crisi climatica in atto.
Solo qualche giorno fa l’agenzia europea Copernicus aveva definito il 2021 come uno dei cinque anni più caldi di sempre, con un aumento delle temperature globali di +1,2°C rispetto ai livelli pre-industriali. Questo malgrado la mitigazione dovuta ad un fenomeno naturale chiamato La Niña, che ha smorzato le alte temperature portando in superficie le acque più fredde del Pacifico. Secondo ENEA, nel 2021 gli oceani del mondo hanno assorbito il calore equivalente all’esplosione di 7 bombe atomiche al secondo, esplose ogni giorno dell’anno h24.
Per quanto riguarda il Mediterraneo, i risultati dello studio si accompagnano ai dati già allarmanti ripresi da un monitoraggio della temperatura dei Mari Ligure e Tirreno iniziato nel 1999 e conclusosi lo scorso anno: per più di vent’anni, sfruttando il traffico delle navi commerciali che collegano Genova a Palermo, sono stati acquisiti dati relativi alla temperatura di questi mari, che hanno permesso anche un’analisi delle variazioni termiche nel corso degli anni.
Gli oceani forniscono un aiuto prezioso nel ammortizzare gli effetti dei cambiamenti climatici e del riscaldamento globale, poiché sono in grado di assorbire fino a un terzo delle emissioni di anidride carbonica di origine antropica. Tuttavia, l’eccessivo riscaldamento che si sta verificando nelle acque riduce la capacità di assorbire CO2 e, conseguentemente, diminuire l’aumento della temperatura terrestre.
Ma non è solo questa l’unica conseguenza del riscaldamento degli oceani: acque più calde provocano uno scioglimento dei ghiacciai più veloce, che ha come conseguenza l’innalzamento del livello dei mari; inoltre, oceani più caldi danno vita a fenomeni metereologici sempre più estremi e frequenti, come tempeste o uragani; infine, l’acqua troppo calda trattiene meno ossigeno dall’atmosfera questo altera gli ecosistemi marini e la catena alimentare, minacciando la sopravvivenza di molte specie animali e vegetali.
A partire dalla primavera del 2013, gli strumenti di monitoraggio hanno registrato un progressivo riscaldamento delle acque mediterranee fra i 150 e i 450 metri di profondità, che è andato intensificandosi fra il 2014 e il 2017; nel biennio 2018-2019 si è registrato un lieve calo della temperatura, seguito da un nuovo aumento nel 2021.
Per il Tirreno e il Ligure, nel periodo 1999-2021 la variazione di temperatura è stata pari a 0,028°C/anno, coerente con quanto registrato nel Canale di Sicilia dal CNR strumentazione che ha acquisito dati dal 1993 – ha spiegato la professoressa Simona Simoncelli, fra gli autori dello studio. – Il loro incremento di temperatura stimato è di 0,026°C/anno nell’intero periodo, ma con una crescita di 0,034°C/anno dopo il 2011. La variazione media di temperatura nello strato 150-450 m è di circa 0,6°C (da 13,8°C a 14,4°C).
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Fonte: ENEA / Advances in Atmospheric Sciences
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